domenica 30 maggio 2021

Coltivare L' Ironia XVII Paragrafo ancora Heidegger



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Martin Heidegger, La questione della tattica, Mimemos 2021 - Inesausto ammiratore di Franz Beckenbauer, il Kaiser delle retroguardie germaniche, Heidegger scrisse questo saggio calcistico dopo aver assistito alla finale di Coppa Campioni tra il Bayern Monaco e gli esistenzialisti inautentici del Saint-Étienne. Una sorta di testamento spirituale, in cui il filosofo affronta le contraddizioni ontologiche della regola del fuorigioco. Come può un attaccante proiettarsi oltre la linea dell’ultimo uomo? In che senso la gettatezza è ineludibile condizione degli scarponi? Qual è la differenza tra mondo, territorio e zona? E perché l’arbitro è un cornuto? 

In alcune pagine controverse e profetiche, Heidegger ipotizza che la lobby giudaica delle terne arbitrali stesse cospirando per sostituire i guardalinee umani – succubi della contingente fallibilità del vedere – con un’intelligenza artificiale chiamata WAR, il cui scopo ultimo sarebbe stato quello di sovvertire il gioco più bello del mondo in un’angosciante rottura di Übermaroni. 
Per la precisione e la chiarezza linguistica di quei paragrafi, l’intero saggio verrà poi erroneamente interpretato come una critica antimoderna alla tecnica. In realtà, Heidegger voleva soltanto mostrare che il 4-3-3 era il fondamento tattico di ogni squadra destinata alla vittoria. Per questo egli avvertiva contro i rischi sartriani della difesa a tre o contro la gaiezza del doppio fantasista. Non bisogna illudersi: perdere è questione di un istante. O come avrebbe mirabilmente riassunto il suo erede Hans-Georg Trapattoner, «non dire katto, se non ci è nel sacco».

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