lunedì 18 maggio 2020

Un clergyman di tipologia anglicana,il 18 Maggio,,l'albero secolare di fronte ad una Chiesa,una coppia di fidanzatini


Ieri  sera sul   tardi uno  dei   parroci cattolici di zona  mi ha telefonicamente  invitato  per  una  possibilità  di collaborazione con  la  Caritas  parrocchiale  di zona.

Con  gioia  ho  accettato  e  oggi abbastanza presto  mi sono  recato  in parrocchia non  in  talare(troppo caldo ) ma ,con vezzo  occidentale,in clergyman di tipologia anglicana che mi era stato  regalato da  una mia cugina  che  vive negli  USA dove  è presbitera in una  Chiesa  Episcopaliana

Insomma   quasi  come   nella seguente   foto  da  wikipedia   (  ma  ero  senza  giacca,ma con mascherina e guanti )


L'incontro è  durato poco e  ho dato   la  mia  disponibilità  ad impegnarmi  telematicamente da   casa  per  tutte  le  necessità amministrative

Esco dalla parrocchia e una giovane coppia,proprio sotto l'albero secolare accanto all'ingresso della parrocchia si sta serenamente baciando.Sorrido con me stesso.E' il 18 maggio...si riprende... la  vita...l'affettività,la passione...Ma mi accorgo che i due ragazzi si abbracciano ma mantenendo i guanti.


Strano..dico a me stesso..mascherina no .guanti si..Strano l'eros in tempi di corona virus.


Il mio padre spirituale continua da quest'anno a dirmi ''Padre Giovanni tu hai quasi settanta anni,io 74..quindi possiamo permetterci di essere 'impuniti''


Vado verso i ragazzi''amici miei mica siamo in farmacia,toglietevi i guanti e continuate pure.Ciao''

La ragazza è subito reattiva e scoppiando in una solenne risata,toglie i guanti ed abbraccia ''lo stonatissimo'' fidanzato

Ho compiuto la mia buona azione quotidiana

sabato 16 maggio 2020

Sulla soglia della fase 2, il diritto ad aver paura

Il foglio bianco e il punto nero: il bene e il male | Odysseo


''Già, un posto per la paura! Molti cittadini chiamano perché si sentono soli di fronte a quello che incontreranno nei prossimi giorni, quando ci sarà la possibilità di riprendere. Finalmente, ma come affrontare tutto quello che ci aspetta? Siamo sicuri di voler uscire? E con quali strumenti quando la realtà si presenterà in modo molto diverso da come l’abbiamo fantasticata? E ancora in questo venir fuori, potremo appoggiarci a qualcuno che sentiamo affidabile? O ci troveremo da soli e allora non conviene rimanere fermi come paralizzati in attesa di tempi migliori? Se il tempo riprende a scorrere, con la velocità del prima covid, siamo sicuri che abbiamo voglia di ritornare?''

''C’è un diritto ad aver paura, è legittimo per gli adulti contemplare tale possibilità, ci troviamo a fronteggiare un rischio che tutto questo si possa trasformare in una condizione in cui non rimane che la fuga o la paralisi''


https://www.huffingtonpost.it/entry/sulla-soglia-il-rifugio-e-la-paura-di-affrontare-lo-spessore-della-realta_it_5eafb864c5b64d204962b114






giovedì 14 maggio 2020

Al supermercato...incontro con alcune ''mascherine'' Confronto politico-calcistico tra coniugi





Ore 9,30 mia moglie ed io in lunga regolare fila al supermercato.Pensavamo di essere arrivati in orario accettabile per una fila contenuta.Esattamente al contrari...Lunga fila e lunga attesa.La coppia davanti a noi-con due carrelli come noi,per rispettare la regola..una persona,un carrello,un conto,ci avverte ,tra lo sconsolato e  il ''perfido'', di essere in fila dalle 08,35.


Caldo terribile,tutti sul punto di scoppiare anche per un nonnulla e gli screzi sul rispetto della fila sono continui.In un caso l'addetto alla vigilanza è stato costretto ad intervenire.




Non diventeremo migliori, anzi....


10,20.Finalmente entra mia moglie e pochi minuti dopo è il mio turno..

iniziamo insieme il percorso tra reparti e settori..la confezione delle bottiglie d'acqua,formaggi,la frutta ,terapia piena,necessaria ed opportuna.

Al reparto frutta  incontro  una suora che sta abbondantemente riempiendo il suo carrello.Guardo mia moglie.Ma Nina è ,a differenza di me, se non proprio misericordiosa,sicuramente ''in dubio pro reo''

''Non fare l'estremista.Magari sta riempiendo il tutto per un servizio della Caritas''  Poi''Tuttavia indossa una mascherina elegante .Sono curiosa.Vado a vedere''

Ritorna un pò basita
'' E' una mascherina  di marca...Costerà ben più di 10  Euro''


Ed io..'Un dono particolare di qualche famiglia bisognosa che avrà aiutato''
 Nina non replica e si continua ad acquistare....

Settore  '' Pasta,Pasta integrale..'

Un uomo con la mascherina tricolore ......Nina..''Ecco come Di Maio,Salvini e la Meloni''

Mia moglie è di sinistra  diciamo occidentale... ed io,invece ed invero,le ho sempre citato,come un mantra il noto aforisma di Marco Rizzo,segretario del piccolo Partito Comunista.Stavolta ..''Ma non solo loro.Fidati ma Gad Lerner,Fazio e la Gruber,magari di nascosto,la indossano pure.Fa tendenza..''

Mia moglie 'E tu a Berlino hai comprato al mercatino due spille per la giacca con il logo della DDR''

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Non replico.Ma,rientrati a casa,da you tube ho inserito l'inno nazionale  DDR


Abbiamo pagato e ci avviciniamo all'uscita.Da altra cassa ci precede un signore con una normale mascherina ma sulla quale è stampato il logo della ''Palermo Calcio''

Nina......''Ti regalerò una mascherina con il logo della Juventus'

Replico subito..''Ed io divorzio per crudeltà mentale''







mercoledì 13 maggio 2020

si continua a lanciar coriandoli controvento




Se i cristiani che si erano lamentati dei pastori avessero parlato di meno e si fossero rivolti con tutto il loro essere a Dio, se si fossero per così dire, levati in piedi per scuotere il cielo con umili, ferventi ed incessanti preghiere in favore dei loro pastori , avrebbero potuto ottenere un maggior successo. (JONATHAN EDWARDS) 

"Non sono un intellettuale moderno anticonformista, ma un contadino medioevale indignato" (Nicolas Gomez Davila in memoria di Domenico Giuliotti (San Casciano in Val di Pesa, 1877 – Greve in Chianti, 1956 amico di Giovanni Papini ) 

Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"». ma anche è possibile che la traduzione sia questa in chiave isaitica Voce di uno che grida : "nel deserto preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"»


La divisione del lavoro intellettuale, debordante oggi, non è innocente. Uccide chi ha più talento ed esalta lo specialismo più limitato." (Marco Ninci) 

dir no ai neozeloti di casa mia, dir di no ai progrediti di casa altrui(ma anche di casa mia) implica e deduce che alla fine dico di me di vivere su Kepler 36-b, di evere 327 anni, (misurati secondo il periodo di rivoluzione del mio pianeta) e, come lavoro, fare il lanciatore di coriandoli controvento   Insomma assoluta inessenzailtà del dir di no. 

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Ma si continua a lanciar coriandoli controvento  e   quindi   si  continua   a  dir di  no  erga  omnes et  erga   omnia  

 Quando dio distribuiva la normalità...io ero in fila per la pazzia!!! 

 cercamo d'esse preti che 'nun ce perdemo gnente. Mons Colombo da Priverno 

non si tirano pietre verso nessuno...si va in emeritazione eventualmente 



sabato 9 maggio 2020

Da Repubblica. COMMENTI La pandemia della fame Il virus e l’altro pianeta -il Bernard-Henri Lévy che non ti aspetti più.(con alcune premesse )



PREMESSE


1-Ringrazio il  caro amico Bernardo  Puleio,ordinario di Italiano  e   Latino  in titolarità  presso   il  Liceo Classico  Umberto I  di  Palermo per aver pubblicato  sul web  l'articolo con questa  presentazione

 "L'altra pandemia: la fame. Il filosofo francese osserva controcorrente tra l'altro che la globalizzazione ha ridotto la fame nel mondo. Da Repubblica.


2-Dopo  tanti anni :il   Bernard-Henri Lévy  che   non  ti  aspetti  più.La speranza  delll'inizio della critica di se stesso e un ritorno all'inizio ,l'inizio di un francese della gens d'Israele che in quanto e perchè tale dava colpi di martello ad ogni mitologhema





COMMENTI
La pandemia della fame
Il virus e l’altro pianeta
di Bernard-Henri Lévy



Notizie cadute nel dimenticatoio della follia legata al coronavirus. Rivolta di precari in un quartiere disagiato di Tláhuac,una delle zone "aride"del Messico, dove non c’è acqua a sufficienza per lavarsi le mani. Due morti e parecchie decine di feriti nella bidonville di Kibera, a Nairobi, durante la distribuzione di farina e olio da cucina che si trasforma in una calca generale e che richiede l’intervento della polizia. Gli abitanti di una baraccopoli di Città del Capo in Sudafrica erigono barricate lungo le strade: gridano di aver capito l’ordine di «rientrare a casa», ma di non avere una casa dove andare e, oltretutto,hanno fame.

In India un milione di persone o forse più lascia le città dell’immenso stato dell’Uttar Pradesh, ma anche di Punjab, Haryana,Maharashtra e Gujarat: non è rimasto niente da mangiare. Si incamminano verso i rispettivi villaggi d’origine in lente e lunghe file, prese di mira da bande di sciacalli.

In Venezuela, che quel giorno riportava dieci casi ufficiali di decessi per coronavirus e dove non c’era più posto per curarli  da nessuna parte perché dagli ospedali sono state rimosse e razziate tutte le apparecchiature mediche, inizia il saccheggio di grandi magazzini e piccole botteghe negli stati di Bolivar e di Portuguesa.


Si segnalano carestie gravissime in Thailandia, in Congo, a Kinshasa e nello Zimbabwe, in passato uno dei granai d’Africa. Si parla di tumulti provocati dalla penuria di cibo lungo l’Equatore; nel campo di Kabasa in Somalia; nella periferia sud di Beirut, nel quartiere di Hay el-Sellom, i rivoltosi scandiscono: «Non confinateci, dateci da mangiare».


Perfino in Francia, i prefetti – in particolare quello di Seine-Saint Denis in un carteggio pubblicato da Le Canardenchaîné – ammettono di attendersi presto gravi carenze di generi alimentari che  avranno  un impatto  enorme su decine di migliaia di persone e potrebbero sfociare in rivolte popolari.


Del resto, per rendersi conto di come la distribuzione di pasti caldi dei volontari dei Restos du coeur non abbia mai attirato un numero superiore di persone, è sufficiente passare in Place de la République a Parigi al sabato sera, poco dopo le 19.
Per farsene un’idea, basta recarsi, sempre di sabato sera, nei quartieri a nord di Parigi, alla Porte d’Aubervilliers, dove centinaia di  immigrati clandestini in precedenza accampati sulla colline du crack ,smantellata a febbraio,adesso se ne stanno in un’area brulla prospiciente la zona industriale Cap 18: tra loro ci sono afgani, somali, qualche libico, un bengalese, alcuni sudanesi. Sembrano smarriti, randagi, sdraiati su materassi a brandelli, immobili come se dormissero: sono altri famelici esseri umani che non trovano più niente di commestibile nei rifiuti delle strade dei dintorni e che le Ong,sovraccariche di lavoro, non riescono più ad aiutare.


Perché parlo di tutto questo?
Perché nel corso della mia vita mi sono occupato di un numero sufficiente di situazioni di emergenza pers apere che, se esiste una graduatoria delle calamità per il genere umano, quasi certamente la fame – con i corpi vivi ma avvizziti, i bambini morti o prematuramente invecchiati, le infezioni agli occhi, la testa che fa male, la necrosi dei tessuti che avanza veloce, gli episodi di rivolta, Coupeauche diceva a Gervaise«se hai fame,mangiati una mano!E tieniti l’altra per domani», e poi il distacco finale, le ultime apnee e la morte repentina – occupa una posizione molto vicina all’apice.

Perché so, fin dai tempi in cui fondammo Action contre la faim – nel 1979 con Françoise Giroud, Alfred Kastler, Jacques Attali, i radicali italiani Emma Bonino e Marco Pannella, Marek Halter, il dottor Robert Sebbag e altri ancora, una piccola organizzazione ormai cresciuta che gode di risorse e di mezzi d’intervento considerevoli – che né questa né altre associazioni sono riuscite a scongiurare che ancora oggi sul nostro pianeta il flagello della fame uccidesse 25 mila persone al giorno.


E, infine, perché so che il Covid– fermando l’economia all’improvviso, obbligando a una "pausa" la globalizzazione (accusata di tutti i mali e di cui con eccessiva faciloneria dimentichiamo che in trent’anni ha fatto uscire dalla miseria un terzo del genere umano), congelando gli scambi commerciali che hanno interrotto gli approvvigionamenti per chi soffre la fame – fatalmente farà incrementare il numero degli indigenti della Terra.

Più avanti, in conclusione, vi dirò anche in che modo io consideri lo sgomento ve la paura che si sono abbattuti sul mondo  insieme al coronavirus.
Tuttavia,perché non iniziare facendo notare  subito, di fronte a queste notizie d’agenzia che sembrano arrivare da un altro pianeta, quanto vi sia di astratto, di assurdo e – viste le circostanze – anche di scellerato nel dibattito concettuale che colloca chi è al governo nella posizione di dover scegliere tra "la vita" e "l’economia", ovvero, in realtà, tra i morti da Covid e gli altri?



Come non restare  sconvolti dall’enorme sproporzione dei  mezzi dispiegati per individuare, sperimentare e naturalmente propagare una cura per un’epidemia nuova e tragica e la tetra indifferenza alla quale sembrano condannate le vittime della più antica pandemia dell’umanità?


A questo proposito, ecco un altro titolo in prima pagina della stampa americana che ci è sfuggito.È stato pubblicato sul WashingtonPost del 29 aprile.

Mentre gli Stati Uniti, come tutti noi, ricorrono a sforzi sempre più impegnativi per nascondere quei corpi affamati su cui il nostro sguardo non vuole posarsi, si annuncia il lancio di due colossali progetti di ricerca condotti dall’Università della Pennsylvania e dallaScuola di Igiene e di Medicina tropicale di Londra. Qual è il loro obiettivo?Addestrare cani labrador dal "fiuto eccezionale", in grado di individuare l’odore del Covid negli esseri umani.Ancora non ci hanno  detto a che cosa –o a chi– potrebbe assomigliare quell’odore.
In ogni caso, sono felici di informarci che gli otto cani già addestrati saranno capaci, a velocità di crociera, di individuare fino a 250 casi l’ora.
Si tratta di un progetto troppo assurdo per essere vero. Eppure… Ne riparlerò in seguito.




venerdì 8 maggio 2020

un caro fraterno saluto



"Evangelium secundum Ioannem, 4",21-24  

"21.dicit ei Jesus mulier crede mihi quia veniet hora quando neque in monte hoc neque in Hierosolymis adorabitis Patrem"


"22.vos adoratis quod nescitis nos adoramus quod scimus quia salus ex Judæis est"

"23.sed venit hora et nunc est quando veri adoratores adorabunt Patrem in spiritu et veritate nam et Pater tales quærit qui adorent eum""

24.spiritus est Deus et eos qui adorant eum in spiritu et veritate oportet adorare"

martedì 5 maggio 2020

Manuale di resistenza. Lamento degli uomini selvaggi della foresta sulla slealtà del mondo




Lamento degli uomini selvaggi della foresta
sulla slealtà del mondo

Norimberga 1530
Firenze 2016.
Tradotto per Il Covile
da Gabriella Rouf,
con la cura linguistica
di Marisa Fadoni Strik.





ODDIO,
com’è corrotta umanità, O com’è diffusa la slealtà,

come giustizia schiava giace,
come ingiustizia si compiace,

come si onora chi fa usura,
come campare è cosa dura,

come si sperpera la tassa,
come il privato l’oro incassa,

come la frode piú dilaga,
come l’imbroglio ben ripaga,

come il potere è prepotenza,
come calpesta l’innocenza,

come il vizioso non ha onta,
come il sangue nulla conta,

com’è oltraggiata verità,
com’è di vanto impunità,

come si ostenta la ricchezza,
come la povertà si sprezza,

come dell’oro solo importa,
come la pietà l’è morta,

com’è saggezza estinta affatto,
come menzogna è in ogni atto,

come l’invidia i cuor governa,
come non carità fraterna,

com’è scomparsa la lealtà,
com’è svanita l’umiltà,

come mitezza è calpestata,
come la fede è dileggiata,

come la tolleranza manca,
come la devozione è stanca,

come obbedienza non si loda,
come il candore è fuori moda,

come l’ingenuità è fittizia,
com’è sparita l’amicizia,

com’è lussuria la passione,
com’è sfrontato chi s’impone,

come il ruffiano gli si presta,
come la maldicenza appesta,

come a fandonie si dà retta,
come l’inganno tutto infetta,

come arte non ha piú bellezza,
come ha successo la stoltezza,

come chi è sobrio è detto fesso,
come si abusa d’ogni eccesso,

come il pacifico si adegua,
come barbarie non dà tregua,

come la vanagloria abbonda,
come l’avidità è profonda,

come egoismo gli atti ispira,
come gli scrupoli aggira,

come la ruberia dà frutto,
come l’astuzia piglia tutto,

come su Dio il falso si giura,
come di ciò non ci si cura,


come adulterio è banale,
come il clero è carnale,

come trionfa ipocrisia,
com’è rabbiosa tirannia,

com’è screanzata gioventú,
come vecchiaia non ha virtú,

come la donna ha oscene mode,
come uomo è duro, ma non prode,

com’è perversa società,
come si pente pur chi dà,

come la merce è guasta e finta,
come l’abuso ognor l’ha vinta,

come divampano le liti,
come son crapula i conviti,

come apre al male la coscienza,
come dilaga la violenza,

come la Cristianità è muta,
come la santità è sparuta,

come i comandamenti odiati,
come si è a morte impreparati,

come si nega l’Al di là,
come la vita è vanità,

come divina legge sfida,
come rifiuta la sua guida,

com’è acerba, vana la rabbia
avverso il sistema che ingabbia!

hé, summa summarum, chi è onesto, 
Chi è semplice, mite, modesto,

vien leso, deriso, proscritto,
ma tocca la stima e il profitto

a chi è scaltro, infido, ruffiano,
a chi non ha scrupolo umano

Poiché è al potere nel mondo, 
l’astuto, il malvagio, l’immondo,

ce ne allontanammo: da allora,
la selva ci è impervia dimora,

coi nostri selvatici figli,
che altrui non ci trovi né pigli;

la terra ci dà gli alimenti,
in frutti e radici, a sorgenti

beviamo purissime onde,
di muschi, di foglie, di fronde

facciamo le vesti e le stuole,
ci scalda la luce del sole,

ci accoglie il covile fidato,
nessuno da un altro è scacciato;

ci è ospite e lieto ricetto
la selva, né danno e sospetto

vi è con la sua fera genía:
si sta in mutua pace e armonia.

In queste contrade aspre e sole
ci nasce e alleviamo la prole,

viviamo fraterni e sodali,
alieni da liti, né mali

arreca uno agli altri, perché
fa ciò che vorrebbe per sé.

Non cercasi il futile, il vano,
ma quello che nel quotidiano
ci serve, in esatta misura.
Sia lode al Signore, che ha cura

di tutto il creato! Se cede
al male o alla morte, si ha fede

che Dio per il Bene dispone.
Con semplice e pia devozione,

restiamo in attesa, fidenti,
finché il moto dei mutamenti

trascini dei tempi la sfera
e il mondo ritorni com’era,

sia luogo alla semplicità,
ritorni virtú ed onestà.

Le selve lasciando, quel giorno,
nel mondo faremo ritorno:

da anni osserviamo, e di cuore
ci augura accada, il cantore


Hans Sachs.

Hans Sachs (1494–1576) è noto nel
mondo quale protagonista dei Maestri Cantori di Norimberga di Richard Wagner: figura romantica di ciabattino poeta, simbolo dello spirito popolare tedesco.
Delle sue opere —non molte giunte a noi dalla sua vastissima produzione— poche sono
state tradotte in italiano. Vi è tra le composizioni di Sachs una sorprendente poesia datata
1530, riguardo alla quale, se non si può parlare
di testo sconosciuto dovremmo almeno dire
dimenticato: basta pensare che del Lamento di

Sachs esiste solo una spiccia e inadeguata traduzione in inglese, e nessuna versione o parafrasi in tedesco corrente.




Il Covile N° 906. 1530–2016 L'INNO DEL COVILE


Spangenberg. Hans Sachs legge una sua poesia. Ca. 1800, Nationalgalerie, Berlino.

sabato 2 maggio 2020

2 Maggio 2020.Santa ed Apocalittica Notte

Cinemecum - "Agorà" di Alejandro Amenabar



L a  ''Gentilitas'' austera,sobria,mistagogica,''sacerdotale''..per ogni respiro.Infatti ,per quanto ne possa sapere o on sapere io,anche le pietre sono ''viventi''