venerdì 30 luglio 2021

L'essere surreali .Fenomenologia talebana del no vax/no mask/no pass nelle case cristiane. Prima parte:a casa mia

 Amazon.it: Le Parole Sono Pietre. Tre giornate in sicilia. - Carlo Levi -  Libri


PREMESSA 

MI sono vaccinato sia a mia tutela , sia a tutela dei miei familiari e a tutela e per solidarietà verso quanti e quante posso incontrare ogni giorno quotidianamente e per tutti quanti e tutte quante 

Ho indossato ed indosso la mascherina secondo le normativa statali ed europee: Ho chiesto ed ottenuto il Green Pass. Ho apprezzato ed apprezzo tutte quelle realtà associative. laiche e religiose. che hanno accettato e rispettato le indicazioni dell'esecutivo nel precedente periodo di confinamento e nell'attuale periodo di presumibile inizio (forse presunto) di fuoriuscita graduale dalla pandemia .Tali associazioni continueranno a rispettare le probabili nuove indicazioni repubblicane , Dissento fortemente dai no vax et similia e dissento "etica repubblicana e costituzionale alla mano" ma verso i no vax et similia della cristianità e di casa mia in particolare, non ho mai usato anatema e maledizione L'etica repubblicana e costituzionale  sta dentro  la notazione del rispetto della pluralità delle idee e delle genti e sceglie laicamente il primato del principio della solidarietà civica rispetto alla notazione della libertà inidividuale


In molta parte della cristianità così non è stato e si è scatenato contro chi si è vaccinato e contro chi fa riferimento all'etica repubblicana e costituzionale  dentro la propria coscienza cristiana e magari all'interno dell'eventuale suo ministero di servizio  il massacro degli anatema e delle maledizioni. Non si risponde a costoro con lo stesso codice integralista. Ed infatti, allorquando il metropolita Hilarion  presidente del Dipartimento Affari Esteri del Patriarcato di Mosca, esortò ed invito il popolo di Dio al vaccino, se da una parte ne sono stato lieto, ho anche osservato che la motivazione addotta era pericolosa ed altrettanto talebana .Il metropolita  dichiarò che chi non si vaccina  commette peccato. Non mi interessa. Constato solo che i NO tutti quanti hanno scelto (ma spesso non laicamente) di opporsi all'etica. repubblicana e costituzionale. Sto e resto in opposizione a loro.


Per tornare al massacro che  i talebani delle case cristiane   hanno messo in atto ,utilizzando la professione di fede come grimaldello di anatema, condanna e maledizioni, mi pare doveroso davanti alla mia  coscienza (mi rifiuto di arruolare Dio  . Nel mio borsello non sta scritto Gott mit  uns ) elencare il massacro iniziando da casa mia : una sorta di antologia del massacro  ma molto modesta ..Il massacro in atto è veramente ampio.


1-  La Chiesa è un luogo sacro -Purtroppo molti dei vescovi e dei chierici di oggi, molto lontano da vivere spiritualmente l'Ortodossia, depongono la loro speranza nei disinfettanti e scandalizzano i fedeli.

https://www.facebook.com/orthodoxtestimony/posts/3872621119516631


2-Prelato ortodosso, vicario del patriarca Kirill: i vaccini “danneggiano l’immagine di Dio”

https://www.facebook.com/orthodoxtestimony/posts/3844347275677349


"Verrà un tempo in cui i vostri pastori vi venderanno..."
+ Beato Anziano Justin Parvu
Mio Dio, non avere compassione per nessuno di loro. Metti la tua mano in profondità fino all'osso e pulisci la tua Chiesa da questa puzza, apostasia e ipocrisia.



Parlare quindi di pericolo di infezione durante la Liturgia è sacrilegio ed empietà



Cosa farebbero gli antichi santi se vivessero oggi nelle sfide dell'ecumenismo?
La risposta è comprensibile. Preferirebbero morire piuttosto che prostrarsi davanti all'eresia o ricevere vaccini demoniaci di sacrificio umano da bambini massacrati del crimine erodiaco.



Molte parrocchie ortodosse si sono inchinate alle misure sanitarie dirette dal COVID-19 e alle quarantene delle autorità civili, ma, gloria a Dio, alcune no. Durante il primo periodo COVID-19 alcune parrocchie sono state chiuse del tutto, alcune avevano solo servizi virtuali di "live streaming", poi con la parziale apertura richiedevano maschere, distanziamenti sociali, divieto di baciare le icone, la croce, le reliquie e molti fra o sacerdoti con mascherine e guanti davanti all'Altissimo ecc. Per ultimo molti hanno celebrato la risurrezione di sabato arrampicandosi agli spechi inventando strane teologie. Coloro che lo fecero, obbedirono impropriamente alla legge dell'uomo quando è in conflitto con la legge di Dio (Atti 4:19; Atti 5:29). Ancora peggio sono quelle parrocchie che hanno imposto misure in eccesso rispetto a quelle delle autorità civili.
Nei 2000 anni di storia della Chiesa ortodossa potremmo aver avuto il nostro culto ridotto o interrotto dalle autorità civili, ma non lo abbiamo mai fatto da noi stessi nemmeno durante i periodi di peste.



Il nostro amico Alexei Krindatch, benemerito per le ricerche sociologiche che hanno permesso per la prima volta di avere idee oggettive sulla presenza ortodossa in Nord America, ci ha fornito un altro valido studio sul modo in cui le diverse giurisdizioni ortodosse hanno affrontato la pandemia. È facile osservare che le Chiese che hanno tenuto duro sulla vita sacramentale comunitaria sono quelle che hanno retto meglio la crisi (registrando anche numeri notevolmente inferiori di infetti e di morti), mentre quelle che si sono allineate alle prescrizioni governative hanno avuto il maggior impatto negativo.

25-07-2021. home page di   


E. qui ,per quanto riguarda casa mia, mi fermo...


giovedì 15 luglio 2021

Il Premier Ungherese Orban e il colore delle cravatte.e alla fine mia Nonna Ciccina

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Gentile Signor Primo Ministro della Repubblica Ungherese


La Repubblica  ungherese fa parte, a pieno titolo dell'Unione Europea. Attraverso le regolari procedure legislative previste dalla Vostra Costituzione lo stato d'Ungheria. ha firmato un contratto di diritto pubblico internazionale  con L'Ente di personalità giuridica pubblica denominato Unione Europea. Tale contratto in regime pattizio di reciprocità  prevede nel doveroso rapporto diritti e doveri,l'ovvietà di ricevere onori e di porre in essere oneri.

Così funziona il regime pattizio seppur  motivato spesso da progettualità nobili o meno nobili. Il dato immediato è sempre il medesimo:firmi un contratto,fai parte di un Ente e di un'Associazione,ne accetti lo Statuto e le linee Guida e parteciperai ai dividendi e alle solidarietà in caso di necessità e di bisogno.

Nel contratto pattizio, che la Repubblica d'Ungheria ha firmato, è richiamata la nota linea guida per cui tutti i cittadini e le cittadine dell'Unione Europea  sono liberi di indossare la cravatta che vogliono e dal colore che vogliono e nessuno Stato membro dell'Unione Europea può  azzerare tale libertà dei propri cittadini in quanto ,nel regime pattizio, essi prima di essere ungheresi, sono membri dell'Unione Europea.

Questa condizione è stata accettata dalla Repubblica d'Ungheria

Recentemente Ella con il suo governo ha stabilito con regolare ratifica parlamentare  che i suoi cittadini e le sue cittadine  non possono indossare cravatte di color giallo .

Questa legittima decisione ungherese  tuttavia è di senso opposto al contratto che la stessa Repubblica d'Ungheria ha firmato con l'Unione Europea. 

Non c'è dubbio che La Repubblica d'Ungheria ha il diritto di sovranità nazionale di legiferare sul colore delle cravatte, ma nella consapevolezza che non ha rispettato il citato regime pattizio.

Ella con il suo governo ha anche il diritto di tentare la modifica del regime pattizio all'interno del Consiglio di Amministrazione dell'Ente Unione Europea ma ,a quanto pare, tale tentativo è fallito e l'Ente ha iniziato-legittimaamente-la procedura statutaria di contestazione escludendo, in materia di colore delle cravatte, qualsivoglia possibilità di mediazione ricordando che la libertà del colore delle cravatte nella scelta degli europei è un valore non negoziabile.

Pertanto Ella con il suo governo ha ora davanti strade impervie ma ben precise

1) il Parlamento Ungherese torna sui suoi passi  e azzera la precedente decisione  con precise indicazioni agli organi di controllo di non vietare più le cravatte gialle

2) Continuare a vietare la cravatte gialle ma accettando, pur di restare nell'Associazione,eventuali pesanti oneri in seguito alla procedura di contestazione.

3)Rivendicare in toto la propria sovranità legislativa avviando le procedure per uscire dall'Ente di diritto pubblico internazionale denominato Unione Europea


Mia Nonna Ciccina,Gentile Premier, Le direbbe nella nostra lingua nazionale "Parabola 'ssignifica. tarantola ballerina"

E mia Nonna Ciccina di venerata memoria era devotissima ad ogni Santo Stefano presente nel calendario della Chiesa Cattolica


La Ringrazio

Padre Giovanni Festa

sacerdote cristiano nella tradizione ortodossa.



mercoledì 14 luglio 2021

beati monoculi in terra caecorum-

Nessuna descrizione della foto disponibile.


Vien detto spirito libero colui che pensa in modo diverso da come ci si aspetterebbe in base alle sue origini, al suo ambiente, al suo ceto sociale e al suo ufficio, o in base alle opinioni dominanti. Egli è l'eccezione, gli spiriti vincolati sono la regola; questi gli rimproverano che i suoi liberi principi derivano dalla smania di farsi notare, o addirittura che lasciano supporre azioni libere, azioni cioè incompatibili con la morale vincolata. Talvolta si dice altresì che questi o quei liberi principi sian da ricondurre a stravaganza o a ipertensione della mente; ma così parla solo la cattiveria, che non crede essa stessa a quanto dice ma pure vuole, in tal modo, nuocere: poiché la testimonianza della maggiore bontà e acutezza d'intelletto dello spirito libero gli sta normalmente scritta in viso, così leggibile che gli spiriti vincolati la capiscono benissimo. (TRATTO da Umano, troppo umano" - Adelphi edizioni)



SGUARDI SULL’ALTRO TRA PASSIONE E NARRAZIONE:
LA FIGURA DEL MIGRANTE

Marianna Boero

Università di Teramo

ABSTRACT 

Nel saggio “Costruire il nemico” (2011), Umberto Eco mostrava, attraverso un excursus storico, come avere un nemico fosse importante per un individuo o un gruppo non solo per definire la propria identità ma anche per avere un ostacolo rispetto al quale misurare e affermare il proprio sistema di valori. Quando il nemico non c’è, pertanto, occorre costruirlo e nel panorama comunicativo attuale la costruzione dell’Altro avviene sempre più attraverso i diversi discorsi mediali, in cui la dimensione passionale ed estesica giocano un ruolo di primo piano. Siamo immersi, infatti, in un continuum di passioni e sensazioni che trovano occasioni di espressione diverse, ma che appartengono allo stesso flusso: la rabbia, l’intolleranza, l’omofobia, l’immediatezza sono passioni e temi che attraversano molte narrazioni e che sembrano attendere solo occasioni per essere ri-narrate, in un circuito che rende molto difficili percorsi fuori da questi schemi. Partendo da simili premesse, questo contributo propone una riflessione semiotica sul rapporto tra linguaggio ed emozioni, con particolare riferimento al fenomeno delle migrazioni in Italia, alla luce delle recenti condizioni che l’hanno posto al centro di circostanze socio-culturali e di processi di crisi, tra paure, quando non psicosi, collettive e confusioni terminologiche. Intorno alla figura del migrante si dirigono infatti vissuti passionali contrastanti, che in ogni caso trovano proprio nel linguaggio la propria origine e intensità Lo studio cercherà di illustrare questo processo attraverso l’analisi di un corpus di testi giornalistici, con particolare attenzione al ruolo delle passioni nelle argomentazioni.


Dietrich Bonhoeffer
“Noi ci troviamo al centro di un processo di involgarimento che interessa tutti gli strati sociali; e nello stesso tempo ci troviamo di fronte alla nascita di un nuovo stile di nobiltà che coinvolge uomini provenienti da tutti gli strati sociali attualmente esistenti. La nobiltà nasce e si mantiene attraverso il sacrificio, il coraggio e la chiara cognizione di ciò cui uno è tenuto nei confronti di sé e degli altri; esigendo con naturalezza il rispetto dovuto a se stessi e con altrettanta naturalezza portandolo agli altri, sia in alto che in basso. Si tratta di riscoprire su tutta la linea esperienze di qualità ormai sepolte, si tratta di un ordine fondato sulla qualità. La qualità è il nemico più potente di qualsiasi massificazione. Dal punto di vista sociale questo significa rinunciare alla ricerca delle posizioni preminenti, rompere col divismo, guardare liberamente in alto e in basso, specialmente per quanto riguarda la scelta della cerchia intima degli amici, significa saper gioire di una vita nascosta ed avere il coraggio di una vita pubblica.
Sul piano culturale l’esperienza della qualità significa tornare dal giornale e dalla radio al libro, dalla fretta alla calma e al silenzio, dalla dispersione al raccoglimento, dalla sensazione alla riflessione, dal virtuosismo all’arte, dallo snobismo alla modestia, dall’esagerazione alla misura.
Le quantità si contendono lo spazio, le qualità si completano a vicenda.”