giovedì 10 dicembre 2020

Con quella cravatta? Ma mi faccia il piacere !!!!

 



Si racconta  che  "Antonio Labriola abbia una  volta interrotto il giovane Enrico Ruta che si era presentato a lui come  filosofo,esclamando di rimando  "Filosofo? Con quella  cravatta? Non può essere "


"La parola non ha  senso fuori dal contesto, il contesto non ha  senso fuori dal discorso e il discorso non ha  senso senza e  fuori di un soggetto. Non ha senso,qualche  volta, se nel contesto di un certo discorso di un certo individuo non si  fa  rientrare la sua  cravatta"

 (Franco Lombardi- La posizione dell'uomo nell'Universo.-Istituto  di Filosofia della Università  Roma-Sansoni Editore  Firenze -settembre  1963  pagina 26)





lunedì 7 dicembre 2020

Compiti di un pensatore critico secondo il pedagogista Robert Ennis- altro Manifesto per resistere Insomma ancora elogio delle buone pratiche

Compiti di un pensatore critico secondo il pedagogista Robert Ennis



  1. Giudicare la credibilità delle fonti

  2. Identificare conclusioni, motivazioni e presupposti

  3. Giudicare la qualità di un argomento, incluso l'accettabilità delle sue motivazioni, presupposti e prove

  4. Sviluppare e difendere una posizione su un tema

  5. Fare domande appropriate per chiarire temi controversi

  6. Pianificare esperimenti e giudicare l'assetto degli esperimenti stessi

  7. Definire la terminologia in modo appropriato al contesto

  8. Avere una mente aperta

  9. Cercare di essere ben informati

  10. Tirare delle conclusioni se giustificate, ma con cautela


domenica 22 novembre 2020

Lunedi 23 Novembre 2020 ore 00,28 Santa Apocalittica ed Atipica Notte



La ′′ notte dei cristalli rotti ′′ o Kristallanacht è un punto di rottura per la popolazione ebraica tedesca. Il nome fa riferimento a una serie di atti di violenza contro gli ebrei compiuti in Germania e in alcune zone dell'Austria e della Repubblica ceca tra il 9 e il 10 novembre 1938.



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Epicuro, Lettera a Pitocle, 84-85

Epicuro a Pitocle, salve.

Cleonte mi ha portato una lettera da parte tua nella quale continuavi a mostrare benevolenza nei nostri confronti, in maniera degna della nostra sollecitudine per te e, in modo non privo di capacità persuasiva, tentavi di richiamare alla memoria i ragionamenti che tendono a una vita beata e mi chiedevi di mandarti una trattazione sintetica e circoscritta dei fenomeni celesti, per tuo uso, perché potessi più facilmente tenerla a mente: infatti, a tuo dire, ciò che è stato scritto da noi in altre opere è difficile da ricordare, anche se, come affermi, tu porti continuamente con te tali opere. Ebbene, noi, per parte nostra, abbiamo accolto volentieri la tua richiesta, e l’abbiamo sostenuta con dolci speranze. Pertanto, come abbiamo composto tutti gli altri scritti, così portiamo a compimento anche questo che a tuo giudizio risulterà utile anche a molti altri, e soprattutto a quanti hanno assaggiato solo da poco l’autentica filosofia della natura e a quanti si sono impegnati in studî che vanno un po’ più a fondo rispetto a una qualsiasi educazione elementare. Dunque, sarà bene che tu ti impadronisca di questi miei principi e che, quando li avrai nella memoria, li percorra velocemente insieme con le altre che abbiamo mandato, nella Piccola epitome,a Erodoto.

In primo luogo, dunque, bisogna ritenere che il fine da raggiungere con la conoscenza dei fenomeni celesti, sia trattati insieme, nelle loro connessioni, sia isolatamente, non è altro se non l’imperturbabilità e una salda convinzione, come del resto è anche per gli altri studî.


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QUESTA MALEDETTA NOTTE DOVRÀ PUR FINIRE

IN QUESTO MOMENTO STORICO COSÌ DELICATO, 

NON ABBIAMO ANCORA IMPARATO 

A VOLTARCI E A TENDERE LA MANO A CHI È 

RIMASTO INDIETRO O È ADDIRITTURA CADUTO


http://www.esseblog.it/questa-maledetta-notte-dovra-pur-finire/?fbclid=IwAR3-WK7j51PxnV3iMd8VvX_USjyaPUBTCypgNOsNpkmXzVoeAtLqkWzi_2o




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“There remains an experience of incomparable value. We have for once learned to see the great events of world history from below,
 from the perspective of the outcasts, the suspects, the maltreated
— in short, from the perspective of those who suffer. Mere waiting and looking on is not Christian behavior. Christians are called to compassion and to action.”

– Dietrich Bonhoeffer (Letters from Prison, p.16)
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Quanto vano è il mettersi seduti a scrivere quando non ci si è posti eretti a vivere

— Henry David Thoreau


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22 Novembre

Si tengono oggi celebrazioni per Diana, conosciuta dai Romani come la Dea vergine signora della luna. Le donne, che la invocavano come Diana, chiedevano che mandasse loro un facile parto (infatti uno degli appellativi di Diana era quello di Protettrice della Nascita). Luna era una divinità minore che rappresentava la Luna nelle sue fasi. Era invocata nelle campagne come divinità preposta alla crescita delle messi ed inclusa nel culto di Diana in epoca più tarda.


Oggi si celebra anche Weiland, o Volund. Weland il fabbro (inglese antico Wēland; norreno Völundr, Velentr; antico alto-tedesco Wiolant; proto-germanico Wēlandaz, cioè Wēla-nandaz, lett. "coraggioso in battaglia -combattente coraggioso" . Nella Mitologia germanica e nordica, è il fabbro degli Dei ed imparò la sua arte dal gigante Mimir e dagli Elfi Neri. Le armi forgiate da Wayland erano dotate di poteri magici. La leggenda di Wayland è molto antica ed era comune ai popoli germanici e celtici e fu tramandata anche dopo la conversione al cristianesimo. Un eco della sopravvivenza del ricordo di Wayland anche durante i secoli cristiani è attestabile nel Berkshire ad Uffington, dove è presente un tumulo noto localmente come Wayland Smithy. La tradizione narra che, chiunque abbandoni un cavallo vicino questi menhir, a mezzanotte in un plenilunio, lo ritroverà con gli zoccoli ferrati alla successiva alba.

sabato 21 novembre 2020

ore 00,13 di Domenica 22 Novembre 2020 Santa,Apocalittica ed atipica Notte











“Potrei esserti amico in un minuto, ma se nun sai ride mi allontano. Chi non sa ride, mi insospettisce.” Gigi Proiett



Avete messo un fazzoletto in una scatola profumata: quando lo riprendete, dopo qualche tempo, sarà anch'esso profumato.
Ebbene, sappiate che avviene lo stesso con la vostra vita psichica: essa si impregna delle emanazioni di tutti gli argomenti nei quali avete l'abitudine di immergervi e se quegli argomenti sono nauseabondi, non stupitevi se un giorno le stesse vibrazioni emaneranno da voi.
Non prendete alla leggera ciò che vi dico: si tratta di leggi che bisogna conoscere e saper applicare.
Fate quindi attenzione ai libri che leggete, ai film e agli spettacoli che guardate e alle conversazioni cui partecipate, perché nulla di tutto ciò resta senza conseguenze.
Fate lo sforzo di interessarvi a temi profondi, educativi; anche se per il momento superano la vostra comprensione totale.
(Omraam Mikhaël Aïvanhov)


Originariamente le parole erano magie e ancora oggi, la parola ha conservato molto del suo antico potere magico, con le parole un uomo può rendere felice l'altro o spingerlo alla disperazione. (S.Freud);



"La carrozza del passato non porta lontano"
Maksim Gor'kij
(Bassifondi)



Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.
Kahlil Gibran, Sabbia e spuma, 1926


Affresco di un cesto di fichi, Villa di Poppea, Oplontis, Campania

Niente di grande si produce improvvisamente, nemmeno l'uva, nemmeno i fichi. Se ora mi dici: "voglio un fico", ti rispondo: "ci vuole tempo". Prima l’albero deve fare i fiori, poi metter fuori i frutti e lasciar che maturino...

Epitteto, Diatribe



"La solitudine non è necessariamente nemica dell'amicizia; nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l'amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri." 
Carl Gustav Jung





















I segni del tempo si depositano
sulla tua pelle come una polvere dorata.
Specchiano l’adesione dei miei autunni.
Li accompagno con la punta delle dita
e non posso che amarli
come si ama l’aria.

Paolo Polvani











venerdì 20 novembre 2020

20 Novembre ore 23,34 Santa Apocalittica e atipica Notte Et vos estote parati




"...E appunto perché lei userà le armi della mediocrità, del qualunquismo, della demagogia e del buon senso, lei riuscirà vincitore, lo so bene. Ma qual è la vera vittoria, quella che fa batter le mani o quella che fa battere i cuori?


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Una tecnocrazia è una società governata da elites la cui expertise è primariamente tecnologica. Una tecnosocietà è una società governata da un sistema politico generalmente basato sul consenso, ma le cui transazioni quotidiane personali, sociali, economiche e culturali sono mediate da tecnologie veicolate o imposte LOU MARINOFF)

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ETICA DELLA LETTERATURA

Articoli di etica della letteratura

del filosofo Mario Guarna

Il valore etico dell’umorismo letterario Simpatia, comprensione ed empatia


http://www.confilosofare.com/files/Il-valore-etico-dell-umorismo.pdf


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Il linguaggio verbale dispone di un vasto repertorio di espressioni deputate a svolgere una specifica funzione: insultare gli altri. Quasi tutte le lingue possiedono un arsenale di insulti che variano per quantità, contenuti e grado di volgarità. Illustrando i meccanismi psicologici e linguistici alla base della violenza verbale, questo libro analizza le ragioni che fanno dell’insulto e del linguaggio d’odio un fenomeno virale nelle conversazioni quotidiane, nel conflitto politico e, non in ultimo, nei social media. Gli insulti rappresentano il lato oscuro del linguaggio, un fenomeno deplorevole e maleodorante. La lingua parlata, tuttavia, merita attenzione in tutte le sue forme. Chi si occupa di linguaggio deve indagare tutte le possibilità espressive del linguaggio umano. Esaminare gli insulti può aiutarci a capire qualcosa di piú del modo in cui concepiamo il mondo e le persone che ci circondano.

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Una raccolta delle frasi più importanti e famose di B. Spinoza (1632-1677), un breviario laico e unico, un tesoro da sfogliare in ogni momento.


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"Sogni e oracoli sono compresi, per lo più, il giorno in cui si compiono"

Eliodoro 


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giovedì 5 novembre 2020

martedì 27 ottobre 2020

Consolarsi nella e con la serietà della "Gentilitas "


https://www.youtube.com/watch?v=wPoHLJhi1kc&feature=emb_logo


Lucrezio, Della natura, II, 1034 sgg.



In primo luogo il luminoso e puro colore del cielo

e quanto esso contiene in sé, gli astri vaganti in ogni parte,

e la luna e il sole con lo splendore della luce chiarissima –

se tutte queste cose ora per la prima volta fossero vedute

dai mortali, se d’improvviso si presentassero loro, d’un tratto,

che mai si potrebbe dire meraviglia più grande di esse

o che prima le genti meno osassero credere possibile?

Nulla, io penso: tanto questa vista sarebbe parsa mirabile.

E ora osserva: per la stanchezza di vederlo a sazietà, nessuno

ormai si degna di levare lo sguardo alle volte lucenti del cielo.




https://francescodipalo.wordpress.com/2020/10/27/il-conoscere-come-puro-piacere-teoretico-e-realizzazione-della-natura-umana/








giovedì 1 ottobre 2020

Federico Nostro Padre nella fede e nella follia sana santa libera e liberata e danzante

http://www.filosofico.net/nietzsche.htm?fbclid=IwAR16GCt4uiGMC_YaDVzYuA3mEDmYE3ftJRLmQZ1uoOkEn6o0FidImltqNko


FRIEDRICH NIETZSCHE, Umano, troppo umano II, 1879/80.

https://www.libriantichionline.com/bibliofilia/friedrich_nietzsche_buon_libro_tempo

Ogni buon libro sa di acerbo quando appare : ha il difetto della novità. Inoltre gli nuoce il suo autore vivo, se è noto e si divulgano molte cose su di lui: giacché tutti sogliano scambiare l'autore con la sua opera. Ciò che in questa v'è di spirito, dolcezza e dorato splendore, può svilupparsi solo con gli anni, con la cura di una venerazione, che cresce, invecchia e da ultimo viene tramandata. Molte ore devono passarci sopra, molti ragni devono tesserei sopra la loro rete. I buoni lettori fanno un libro sempre migliore e i buoni avversari lo chiariscono.

Ogni buon libro è scritto per un determinato lettore e la sua specie, e viene appunto perciò considerato con sfavore da tutti gli altri lettori, la gran maggioranza : per cui la sua fama riposa su base angusta e può essere edificata solo lentamente. Il libro mediocre e cattivo è tale proprio per il fatto che cerca di piacere, e anche piace, a molti.



In verità, anche io ho imparato a fondo l’arte di attendere - ma soltanto di attendere me stesso.

Nietzsche,Così parlò Zarathustra


Ora si apre a noi per così dire la montagna incantata dell'Olimpo e ci mostra le sue radici.

Il greco conobbe e senti' i terrori e le atrocità dell'esistenza: per poter cumunque vivere, egli dove' porre davanti a tutto ciò la splendida nascita sognata degli Dei olimpici. L'enorme diffidenza verso le forze titaniche della natura, la Moira spietatamente troneggiante su tutte le conoscenze, l'avvoltoio del grande amico degli uomini Prometeo, il Destino orrendo del saggio

Edipo, la maledizione della stirpe degli Atridi, che costringe Oreste al matricidio, insomma tutta la filosofia del dio silvestre con i suoi esempi mitici, per la quale perirono i melanconici Etruschi - fu dai Greci ogni volta superata, o comunque nascosta e sottratta alla vista, mediante quel mondo artistico intermedio degli Dei olimpici. Fu per poter vivere che i Greci dovettero, per profondissima necessità, creare questi Dei. [...] Nel mondo olimpico, la "volontà" ellenica si pose di fronte a uno specchio trasfiguratore. Così gli Dei giustificano la vita umana vivendola essi stessi - la sola teodicea soddisfacente.

(F. Nietzsche) La nascita della tragedia



Nella lotta contro la stupidità, gli uomini più giusti e miti finiscono col diventare brutali. In tal modo essi sono forse sulla giusta via di difesa, perché alla fronte ottusa s’addice di diritto, come argomento, il pugno serrato. Ma poiché, come s’è detto, il loro carattere è mite e giusto, per questi mezzi di legittima difesa, essi soffrono più di quanto non facciano soffrire. (Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano)


E che? L'uomo è soltanto un errore di Dio? Oppure Dio è un errore dell'uomo? ( Crepuscolo degli idoli - detti e frecce, n.7)


L'uomo che non vuole appartenere alla massa non deve far altro che cessare di essere accomodante verso se stesso; segua la sua coscienza che gli grida: "Sii te stesso!". Non c’è nessuna creatura più triste, più infelice in natura che l’uomo che ha eluso il suo genio e strizza gli occhi ora a destra, ora a sinistra, ora dietro di sé, e in qualsiasi direzione. 

Friedrich Nietzsche, Considerazioni inattuali


Tutti gli uomini, di tutte le epoche, e ancora oggi, si dividono in schiavi e liberi; perché chi non dispone di due terzi della sua giornata è uno schiavo, qualunque cosa sia per il resto: uomo di stato, commerciante, impiegato statale, studioso.

"Ci vuole più coraggio e forza di carattere per fermarsi o addirittura per volgersi indietro che per andare avanti.”

FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE

(Volontà di potenza)

|Io amo colui che si vergogna quando il dado cade in suo favore, e chiede: ho forse barato?|
Friedrich Nietzsche

 "Attenzione, quando combatti i mostri, a non diventare tu stesso un mostro... perché quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda in te

Federico Nietzsche, "Al di là del bene e del male"


Giunto nella città vicina, sita presso le foreste, Zarathustra vi trovò radunata sul mercato una gran massa di popolo: era stata promessa infatti l'esibizione di un funambolo. E Zarathustra parlò così alla folla:Io vi insegno il superuomo. L'uomo è qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé: e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l'uomo? Che cos'è per l'uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere l'uomo per il superuomo: un ghigno o una dolorosa vergogna. Avete percorso il cammino dal verme all'uomo, e molto in voi ha ancora del verme. In passato foste scimmie, e ancor oggi l'uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia. E il più saggio tra voi non è altro che un'ibrida disarmonia di pianta e spettro. Voglio forse che diventiate uno spettro o una pianta? Ecco, io vi insegno il superuomo! Il superuomo è il senso della terra. Dica la vostra volontà: sia il superuomo il senso della terra! Vi scongiuro, fratelli rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Lo sappiano o no: costoro esercitano il veneficio. Dispregiatori della vita essi sono, moribondi e avvelenati essi stessi, hanno stancato la terra: possano scomparire! Un tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo sacrilegio, ma Dio è morto, e così sono morti anche tutti questi sacrileghi. Commettere il sacrilegio contro la terra, questa è oggi la cosa più orribile, e apprezzare le viscere dell'imperscrutabile più del senso della terra! In passato l'anima guardava al corpo con disprezzo: e questo disprezzo era allora la cosa più alta: essa voleva il corpo macilento, orrido, affamato. Pensava in tal modo, di poter sfuggire al corpo e alla terra. Ma questa anima era anch'essa macilenta, orrida e affamata: e crudeltà era la voluttà di questa anima! Ma anche voi, fratelli, ditemi: che cosa manifesta il vostro corpo dell'anima vostra? Non è forse la vostra anima indigenza e feccia e miserabile benessere? Davvero, un fiume immondo è l'uomo. Bisogna essere un mare per accogliere un fiume immondo, senza diventare impuri. Ecco, io vi insegno il superuomo: egli è il mare, nel quale si può inabissare il vostro grande disprezzo. Qual è la massima esperienza che possiate vivere? L'ora del grande disprezzo. L' ora in cui vi prenda lo schifo per la vostra felicità e così pure per la vostra ragione e la vostra virtù . L' ora in cui diciate : " Che importa la mia felicità ? Essa é indigenza e feccia e un miserabile benessere . Ma la mia felicità dovrebbe giustificare persino l' esistenza ! " L' ora in cui diciate : " Che importa la mia ragione ! Forse che essa anela al sapere come il leone al suo cibo ? Essa é indigenza e feccia e un miserabile benessere " . L' ora in cui diciate : " Che importa la mia virtù ! Finora non mi ha mai reso furioso . Come sono stanco del mio bene e del mio male ! Tutto ciò é indigenza e feccia e benessere miserabile ! " . L' ora in cui diciate : " Che importa la mia giustizia ! Non mi vedo trasformato in brace ardente Ma il giusto é brace ardente ! " . L' ora in cui diciate : " Che importa la mia compassione ! Non é forse la compassione la croce cui viene inchiodato chi ama gli uomini ? Ma la mia compassione non é crocefissione " . Avete già parlato così ? Avete mai gridato così ? Ah , vi avessi già udito gridare così ! Non il vostro peccato - la vostra accontentabilità grida al cielo, la vostra parsimonia nel vostro peccato grida al cielo! Ma dov'è il fulmine che vi lambisca con la sua lingua! Dov'è la demenza che dovrebbe esservi inoculata? Ecco, io vi insegno il superuomo: egli è quel fulmine e quella demenza! - Zarathustra aveva detto queste parole, quando uno della folla gridò: "Abbiamo sentito parlare anche troppo di questo funambolo; è ora che ce lo facciate vedere!". E la folla rise di Zarathustra. Ma il funambolo, credendo che ciò fosse detto per lui, si mise all'opera. Zarathustra invece guardò meravigliato la folla. Poi parlò così: L'uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, - un cavo al di sopra di un abisso. Un passaggio periglioso, un periglioso essere in cammino, un periglioso guardarsi indietro e un periglioso rabbrividire e fermarsi. La grandezza dell'uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell'uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto. Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando, poiché essi sono una transizione. Io amo gli uomini del grande disprezzo, perché essi sono anche gli uomini della grande venerazione e frecce che anelano all'altra riva. Io amo coloro che non aspettano di trovare una ragione dietro le stelle per tramontare e offrirsi in sacrificio: bensì si sacrificano alla terra, perché un giorno la terra sia del superuomo.Io amo colui che vive per la conoscenza e vuole conoscere, affinché un giorno viva il superuomo. E così egli vuole il proprio tramonto. Io amo colui che lavora e inventa, per costruire la casa al superuomo, e gli prepara la terra, l'animale e la pianta: giacché così egli vuole il proprio tramonto. Io amo colui che ama la sua virtù: giacché virtù è volontà di tramontare e una freccia anelante. Io amo colui che non serba per sè una goccia di spirito , bensì vuol essere in tutto e per tutto lo spirito della sua virtù : in questo modo egli passa , come spirito , al di là del ponte . Io amo colui che della sua virtù fa un' inclinazione e un destino funesto : così egli vuole vivere , e insieme non più vivere , per amore della sua virtù . Io amo colui che non vuole avere troppe virtù . Una virtù é più virtù di due , perchè essa é ancor più il cappio cui si annoda un destino funesto . Io amo colui l' anima del quale si dissipa e non vuol essere ringraziato , nè dà qualcosa in cambio : giacchè egli dona sempre e non vuol conservare se stesso . Io amo colui che si vergogna quando il lancio dei dadi riesce in suo favore e si domanda : son forse un baro ? egli infatti vuole perire . Io amo colui che getta avanti alle proprie azioni parole auree e mantiene più di quanto prometta : egli infatti vuole il proprio tramonto . Io amo colui che giustifica gli uomini dell' avvenire e redime quelli del passato : a causa degli uomini del presente egli infatti vuole perire . Io amo colui che castiga il suo dio perchè ama il suo dio : giacchè dovrà perire per l' ira del suo dio . Io amo colui l'anima del quale trabocca da fargli dimenticare se stesso, e tutte le cose sono dentro di lui: tutte le cose divengono così il suo tramonto. Io amo colui che è di spirito libero e di libero cuore: il suo cervello, in tal modo, non è altro che le viscere del cuore, ma il suo cuore lo spinge a tramontare. Io amo tutti coloro che sono come gocce grevi, cadenti una a una dall'oscura nube incombente sugli uomini: essi preannunciano il fulmine e come messaggeri periscono. Ecco, io sono un messaggero del fulmine e una goccia greve cadente dalla nube: ma il fulmine si chiama superuomo

venerdì 25 settembre 2020

L’encomio della gentilezza di George Saunders




https://www.adducente.com/lencomio-della-gentilezza-di-george-saunders/?fbclid=IwAR07FTAhsmfAajm-1sQ2sMq7BVuWLbPpQh1xzziICO7-4_6P3pD3-P7sox8


George Saunders è uno degli autori più amati e influenti della scena letteraria americana di oggi.

Nel celebre discorso di Saunders agli studenti della Syracuse University in cui lo scrittore invita i neolaureati a basare la propria vita sulla gentilezza verso il prossimo piuttosto che sull’ambizione personale, possiamo ritrovare un pezzo del nostro cammino insieme.


“Nel corso degli anni si è andata affermando una tradizione per questo tipo di discorsi, che potremmo sintetizzare come segue: un vecchio noioso e antiquato, con i migliori anni ormai alle spalle, che nel corso della sua vita ha commesso una serie di errori madornali (che sarei io), dà consigli dal profondo del cuore a un gruppo di giovani brillanti e pieni di energie che hanno davanti a sé i loro anni migliori (che sareste voi).

E io intendo rispettare questa tradizione.


Ebbene, una delle cose più utili che si può fare con una persona anziana – oltre a prendere soldi in prestito o chiederle di eseguire uno dei “balli” dei suoi tempi, così da poterla osservare facendosi due risate – è chiederle: “Ripensando al passato, di che cosa ti rammarichi?”.

E lei te lo dice.

In qualche caso, come ben sapete, te lo dice anche se non glielo chiedi.

In qualche altro caso ancora te lo dice perfino quando hai specificatamente chiesto che non te lo dica.


Bene: di che cosa mi rammarico?

Di essere stato povero, di quando in quando? Non proprio.

Di aver fatto mestieri tremendi, come “estrarre le articolazioni” in un mattatoio? (Che non vi venga assolutamente in mente di chiedermi che cosa ciò comporta.)

No.

Non mi rammarico di ciò.

Di essermi tuffato senza nulla addosso in un fiume di Sumatra, un po’ alticcio, e di aver guardato in alto, e di aver visto qualcosa come trecento scimmie sedute su una tubatura intente a cagare di sotto, nel fiume, proprio quello nel quale stavo nuotando io, con la bocca spalancata e tutto nudo?

E di essermi ammalato in seguito a ciò, e di essere stato male per i sette mesi successivi?

Non proprio.

Mi rammarico forse di aver fatto qualche sporadica figuraccia?

Come quella volta che giocando a hockey di fronte a una gran folla – in mezzo alla quale c’era una ragazza che mi piaceva davvero tanto – caddi a terra emettendo un bizzarro suono stridulo, e non so come riuscii a segnare nella porta della mia squadra e al tempo stesso a scaraventare il bastone in mezzo alla folla e a colpire proprio quella ragazza?

No.

Non mi rammarico neppure di questo.


In verità mi rammarico di un’altra cosa: in seconda media nella nostra classe arrivò una ragazzina nuova.

Nel rispetto della privacy, diciamo che il nome col quale ci fu presentata fu “Ellen”.

Ellen era piccola, timida.

Indossava occhiali blu dalla montatura a occhi di gatto, del tipo che all’epoca portavano soltanto le signore anziane.

Quando era nervosa, in pratica quasi sempre, aveva l’abitudine di mettersi una ciocca di capelli in bocca e di masticarla.


Insomma, arrivò nella nostra scuola e nel nostro quartiere, e per lo più fu del tutto ignorata, in qualche caso presa in giro (“Sono saporiti i tuoi capelli?” e altre battute del genere).

Mi rendevo conto che questo la feriva.

Ricordo ancora come appariva dopo una villania di questo tipo: teneva gli occhi bassi, se ne stava un po’ ripiegata, come se avesse ricevuto un calcio nello stomaco, come se essendole appena stato ricordato il posto che occupava cercasse, per quanto possibile, di scomparire. Dopo un po’ scivolava via, con la ciocca di capelli ancora in bocca.

A casa, dopo la scuola, immaginavo che sua mamma le chiedesse cose del tipo: “Come è andata oggi, tesoro?”.

E lei rispondesse: “Oh, bene”.

E sua madre forse le chiedeva anche: “Hai stretto amicizie?”, e lei rispondesse: “Sicuro, molte”.

Talvolta la vedevo bighellonare tutta sola nel giardino anteriore di casa sua, come se fosse timorosa di uscirne.

E poi… Poi traslocarono.

Ecco tutto.

Nessuna tragedia.

Nessuna grande presa in giro finale.

Un giorno era lì, il giorno dopo era sparita.

Fine della storia.


Ebbene, perché mai mi rammarico di ciò?

Perché a distanza di quarant’anni ripenso ancora a quell’episodio?

Rispetto alla maggior parte degli altri ragazzini, in realtà, io mi ero comportato abbastanza gentilmente con lei.

Non le ho mai detto niente di sgradevole.

Anzi, in qualche caso l’ho addirittura difesa (un po’).

Eppure… Mi dispiace.

Ecco, questa è una cosa vera che adesso so di sicuro, anche se si tratta di qualcosa di un po’ trito e non so con esattezza che farne: ciò che rimpiango di più nella mia vita è aver mancato di essere gentile.

Mi riferisco a quei momenti in cui davanti a me c’era un altro essere umano, addolorato, e io ho reagito… assennatamente.

In modo riservato.

Bonario.


Oppure, se vogliamo vedere le cose dall’altra parte, potremmo chiederci: chi ricordi con maggior affetto nel corso della tua vita?

Con la più innegabile sensazione di cordialità?

Quelli che sono stati maggiormente gentili nei tuoi confronti, scommetto.


Sarà forse un po’ semplicistico, e sicuramente difficile da mettere in pratica, ma direi che come obiettivo nella vostra vita fareste bene a “cercare di essere più gentili”. 

Ed eccoci alla domanda da un milione di dollari: qual è il nostro problema?

Perché non siamo più gentili?


Questo è quanto penso io in proposito. 

Ciascuno di noi viene al mondo con una serie di malintesi innati che quasi certamente hanno un’origine darwiniana.

Mi riferisco a:

1) noi siamo il centro dell’universo (in altri termini, la nostra storia personale è la storia più importante e interessante al mondo.

Anzi, in realtà è l’unica storia che conti);

2) noi siamo qualcosa di diverso e distinto dall’universo (sì, certo ci siamo noi e poi, laggiù, c’è tutto il resto, cani e altalene e lo Stato del Nebraska e le nuvole basse e, sì, è vero, anche tanta altra gente);

e 3) noi siamo eterni (la morte esiste, sì, certo, ma riguarda te, non me).


Ebbene, noi non crediamo veramente a queste cose – a livello intellettuale non siamo certo così ingenui – ma ci crediamo a livello viscerale, e viviamo in modo conforme a ciò che crediamo, al punto che queste cose fanno sì che noi riteniamo prioritarie le nostre esigenze rispetto a quelle altrui, anche se ciò che vogliamo davvero, nel profondo dei nostri cuori, è essere meno egoisti, più consapevoli di quello che sta accadendo nel momento presente, più aperti, più amorevoli.


Ed eccoci alla seconda domanda da un milione di dollari: come possiamo riuscire a fare una cosa del genere?

Come possiamo diventare più premurosi, più aperti, meno egoisti, più presenti, meno deludenti e così via? 

Già, bella domanda… Purtroppo, mi restano soltanto tre minuti ancora…


Lasciate dunque che vi dica questo: il modo c’è.

Voi già lo sapete, del resto, poiché nella vostra vita avete conosciuto periodi di Grande Gentilezza e periodi di Poca Gentilezza, e già sapete che cosa vi ha spinti verso i primi e lontano dai secondi.

Una buona istruzione serve.

Immergersi in un’opera d’arte serve.

Pregare serve.

Meditare serve.

Una chiacchierata schietta con un caro amico serve.

Sentirsi parte di una tradizione spirituale serve.

Riconoscere che ci sono state innumerevoli persone davvero intelligenti prima di noi che si sono poste queste stesse domande e ci hanno lasciato le loro risposte serve.


Il fatto è che si finisce con lo scoprire che essere gentili è difficile.

Perché essere gentili all’inizio è essere tutti arcobaleni e cucciolotti, ma poi si espande, fino a includere… beh, proprio tutto.

Una cosa gioca a nostro favore: parte di questo diventare più gentili capita naturalmente, con l’età.

Può trattarsi di una semplice questione di logoramento: a mano a mano che invecchiamo impariamo ad accorgerci di quanto sia inutile essere egoisti.

Di quanto sia illogico, davvero.

Iniziamo ad amare il prossimo e così facendo riceviamo una sorta di contrordine in merito alla nostra centralità.

La vita reale ci prende a calci nel sedere, e la gente accorre in nostra difesa e in nostro aiuto, e così impariamo che non siamo separati dagli altri, né vogliamo esserlo.

Vediamo le persone a noi vicine e a noi care indebolirsi, e poco alla volta ci convinciamo che forse anche noi un giorno saremo più deboli (un giorno, tra tanto tempo).

La maggior parte delle persone, quando invecchia, diventa meno egoista e più amorevole. Penso che sia proprio vero.

Il grande poeta di Syracuse Hayden Carruth quasi al termine della sua vita in una poesia scrisse di sentirsi “per lo più amore, ormai”.


Ed eccovi la mia previsione, il mio augurio di tutto cuore per voi: a mano a mano che invecchierete, il vostro Io diminuirà e crescerete nell’amore.

L’IO sarà sostituito poco alla volta dall’amore.

Se avrete figli, quello sarà un momento di enorme rimpicciolimento della vostra centralità.

A quel punto non vi interesserà più ciò che accadrà a voi, purché siano loro a beneficiarne. Questo è uno dei motivi per i quali i vostri genitori oggi sono così orgogliosi e felici.

Uno dei loro sogni più caramente accarezzatisi è trasformato in realtà: voi avete portato a compimento qualcosa di difficile e di tangibile che vi ha fatto crescere come persone e vi renderà la vita migliore, da adesso in poi, per sempre.


Congratulazioni, a proposito!


Da giovani siamo impazienti, come è giusto che sia, di scoprire se possediamo tutto ciò che ci serve.

Ce la faremo?

Riusciremo a costruirci una vita degna di questo nome? Ma voi – in particolare voi, di questa generazione – forse avrete notato un certa qualità ciclica in questa ambizione.

Andate bene al liceo nella speranza di riuscire a entrare in una buona università, così da andare bene all’università nella speranza di riuscire a ottenere un buon posto di lavoro, così da poter svolgere bene il vostro lavoro nella speranza di riuscire a…


E tutto ciò è sicuramente ok.

Se dobbiamo diventare più gentili, questo processo include il fatto di prenderci sul serio, in qualità di persone che agiscono, che portano a termine le cose, che sognano.

Sì, dobbiamo fare proprio questo: essere il meglio di ciò che possiamo essere.


Tuttavia, il successo è inaffidabile.

“Avere successo”, a prescindere da ciò che può voler dire per voi, è difficile, e la necessità di farlo sempre si rinnova di continuo (il successo è come una montagna che continua a innalzarsi nel momento stesso in cui la scaliamo), ed esiste il pericolo molto concreto che per “avere successo” sia necessaria la vita intera, mentre le grandi domande restano senza risposta.

Ed eccovi dunque un consiglio veloce, per congedarmi al termine di questo discorso: dato che secondo la mia opinione la vostra vita sarà un viaggio che vi porterà ad essere più gentili e più amorevoli, sbrigatevi.

Fate presto.

Iniziate subito.

In ciascuno di noi c’è un equivoco di fondo, un vero malessere in verità.

Si tratta dell’egoismo. Ma la cura esiste. Siate quindi gentili e pro-attivi e addirittura in un certo senso i pazienti di voi stessi – cercate le medicine più efficaci contro l’egoismo, cercatele con tutte le vostre energie, per tutto il resto della vostra vita.


Fate tutte le altre cose, quelle ambiziose – viaggiare, diventare ricchi, acquistare fama, essere innovativi, essere leader, innamorarsi, fare fortuna e perderla, nuotare nudi nei fiumi in mezzo alla giungla (dopo aver controllato che non ci siano in giro scimmie che cagano) – ma qualsiasi cosa farete, nella misura del possibile eccedete in gentilezza.

Fate ciò che vi può indirizzare verso le risposte a quelle grandi domande, cercando di tenervi alla larga dalle cose che possono sminuirvi e rendervi banali.

Quella luminosa parte di voi che esiste al di là della vostra personalità – la vostra anima, se credete – è tanto luminosa e brillante quanto nessun’altra.

Luminosa come quella di Shakespeare, luminosa come quella di Gandhi, luminosa come quella di Madre Teresa.

Sbarazzatevi di tutto ciò che vi può tenere lontani da quella luminosità nascosta.

Credete nella sua esistenza, cercate di conoscerla meglio, coltivatela, condividetene incessantemente i frutti.


E un giorno, tra 80 anni, quando voi ne avrete 100 e io 134, quando saremo tutti così gentili e premurosi da risultare quasi insopportabili, scrivetemi due righe.

Fatemi sapere come è stata la vostra vita.

Spero tanto che mi scriviate: è stata meravigliosa.


Congratulazioni, laureati del 2013.

Vi auguro tanta felicità, tutta la fortuna del mondo e un’estate splendida”.


Il testo in italiano è stato tradotto da Anna Bissanti, per minima&moralia.