giovedì 13 maggio 2021

Coltivare l'ironia Quarto paragrafo Sigmund Freud





Sigmund Freud, Psicopatologia della vita in quarantena, Bolliti Boringhieri 2021 - Nel 1901 Vienna viene colpita da un’epidemia di cocaina passata alla storia come Coca-19. Per tre mesi i viennesi sono costretti a restare in casa senza vedere nessuno e a sniffare soltanto caffè, e le loro abitudini cambiano drasticamente. Freud, tra una tazzina e l’altra inalata sul divano in salotto, si accorge che ad essere cambiate non sono soltanto le cose che faceva, ma soprattutto quelle che non faceva. Per esempio, non si metteva più le dita nel naso, quando ruttava teneva almeno un metro di distanza dal suo paziente e ogni tanto si scopriva a dire proverbi mezzi storpiati, come “Buon viso a cattiva mascherina” o “Alla sera leoni, al mattino arancioni”.

In seguito ad attente autoriflessioni psicanalitiche, Freud intuisce che dopo mesi passati in zona rossa il suo inconscio aveva rimosso l’amaranto e le sue variazioni cromatiche dalle proprie percezioni coscienti. Per recuperarlo, bisognava tornare al bianco della neve. Cosa che Freud fece con dispendio di fiato e di studio, che gli permise infine di formulare nel 1923 la sua famosa teoria dell’Es daltonico: “Perché ognuno di noi, come tutti i viennesi d’altronde, ha avuto almeno un bisnonno coi mutandoni bordeaux”.

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