lunedì 27 gennaio 2020

Ma alla fine sono sempre fucsia Oggi pomeriggio intorno alle 17,45


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Oggi pomeriggio intorno alle 17,45  mi stavo recando  verso il panificio della mia zona, il panificio che  produce e vende i migliori "morbidoni" del pianeta ...Lungo la strada  si trova una seria ed austera libreria che ancora non si è del tutto arresa all'essere "un negozio generalista" e spesso organizza  convegni,seminari e presentazione di libri.

Ed oggi "Giornata della Memoria" era prevista (dalle 17,30  ora di Palermo.. ) la presentazione di un libro congruo all'argomento " Leone Zingales "Le Pietre d'inciampo e gli assenti presenti. Vittime del nazismo tra memoria e testimonianza".

Mi fermo  qualche minuto(non ho tempo e non solo per "i morbidoni" ma in primis  per successivi impegni familiari...La badessa di casa  è intransigente, giustamente intransigente ) e guardo i presenti. Molti volti noti..tra noi prossimi settantenni  ci si riconosce subito ..E' sempre una sorta di riunione dei reduci..un pò triste e un pò reciprocamente perfida..direi maligna e cattiva.. Non mi sottraggo alla reciproca cattiveria . Ma noi reduci  sappiamo già di essere stati sconfitti e di continuare ad essere sconfitti  Ciascuno di noi può usare la perfidia di Marco Rizzo (adattandola al suo vissuto) per poter sempre replicare : " Io di sinistra ? Ma quando mai !!!!  Io sono comunista"  Ogni variazione  alla risposta è legittima  sia nella modalità del mutamento  sia nella modalità dell' aggiunzione ulteriore  di altra espressione

Dopo questi pochi minuti di "cazzeggio" (il cazzeggio come il lamentarsi continuo  sono,ad avviso di un mio preside , diritti battesimali esistenziali  fondativi)  mi dirigo all'uscita  e qui...

Una Signora over 50 ma di poco over 50  con sobria e non vistosa eleganza  ,con l'immancabile noto quotidiano in mano e pronunciando la "R" come Gianni Agnelli  sta discettando con il suo interlocutore sulla vittoria di Bonaccini in Emilia  e sulla sconfitta del csx in Calabria.. E qui con profondo e militante senso "antifascista" si lascia sfuggire ma in modo convinto  " elettori ignoranti ed analfabeti..Se io fossi Zingaretti  chiederei l'abolizione del suffragio universale"


Ero rimasto contento (sempre da astensionista) della vittoria di Bonaccini (di Bonaccini e non del csx in quanto tale)  anche per come è stata intelligentemente letta da Massimo Giannini  ma ancora una volta la piddina/il piddino di turno  mi spiazza, l'acido lattico arriva alla caviglia..sto per rispondere (con la stessa modalità con cui Gaia Tortora ha risposto al giustizialista Travaglio) ma mi trattengo e vado via

Non cambieranno mai.. Sono sempre rosa fucsia, ricchi borghesi garantiti glamour e vanity fair Poi dopo gli ottimi "morbidoni"(che,a questo punto, fungono da sana integrazione affettiva a compensazione) e dopo aver  rispettato  gli impegni familiari ,a casa trovo  via online  il seguente articolo di Luigi Crespi   che mi fa respirare ...


"Una lezione per Salvini, un possibile canto del cigno per la sinistra"

https://www.huffingtonpost.it/entry/il-canto-del-cigno-e-la-bestia-di-salvini-in-emilia-romagna_it_5e2ec4c6c5b6d6767fd8528e?utm_hp_ref=it-homepage&fbclid=IwAR1QHeVADvg5VJj8_sAu5jnpXBv1ptkpQpRI0OpG97NXVz-2nCboe9oJ5-M


E si,Signora mia, ella non conosce nè conoscerà mai e mai vorrà accettare  che elementi di sana giustizia sociale  sono necessari.. Concorda con una tassa patrimoniale seria  austera rigorosa e progressiva? No?  ci avrei giurato ...ne ero certo...



A proposito  Io di sinistra ? Ma quando mai !!!!  Io sono un prete cristiano che legge insieme il salmo 69(70 nella sua (sua?) tradizione) e il Magnificat della Vergine..

Ha presente Signora il Magnificat?

Ha abbattuto i potenti dai troni.- Ha innalzato gli ultimi-Ha ricolmato di bene gli affamati-Ha rimandato i ricchi a mani vuote...

Ho capito  Repubblica non ne ha mai parlato e quindi Ella non conosce.. Si Cara Signora ella è certamente di sinistra ma di quella fucsia. Mi saluti Veltroni e il sindaco Orlando

venerdì 24 gennaio 2020

Una riflessione offerta al Ministro Azzolina




A Mondovì  in Piemonte  scrivono in tedesco  secondo lo stile nazista durante la famigerata ed ignobile notte dei cristalli   "Qui c'è un ebreo" sulla porta del figlio di una deportata e siamo così all'ennesima manifestazione di odio e di violenza antisemita ormai penetrati (ed è uno schifo) nell'humus della nostra società con il rischio concreto di renderli usuali,correnti,perfino logici e contestualizzabili 

Ovviamente le reazioni e le riprovazioni non sono mancate anche se a me sembrano,purtroppo,  di routine stanca ,di ritualità  fiacca, di obbligo formale per convenzione sociale,prive di serio progetto etico politico per fermare,sconfiggere, restituire all'abisso della terra queste infamie  

Tra le tante riprovazioni mi ha sorpreso  e non poco  la dichiarazione della Ministra dell'Istruzione  Azzolina ....una dichiarazione assurda
L'Azzolina scrive proprio ad incipit del suo comunicato "Quella scritta - dice - è un atto vergognoso. Con questo episodio a mio avviso si è superato il limite"

Onorevole Ministro, sono curioso ed interessato a conoscere la tipologia,la scansione,l'articolazione  del  limite entro il quale l'antisemitismo ed ogni altra manifestazione di odio,violenza e razzismo  possano essere e  restino tollerabili e magari anche non punibili e quasi quasi un elemento legittimato  del diritto di espressione-

La questione infatti è tutta qui:Non esiste  alcun limite oltre il quale scatta l'indignazione. Non c'è e non ci deve essere.Ipotizzare l'esistenza di un limite di accettazione o di contenimento ci rende tutti complici. 


mercoledì 22 gennaio 2020

"Richard Jewell " l'ultimo grande film a firma di Clint Eastwood


Locandina italiana Richard Jewell



".... un caso vero, avvenuto durante le Olimpiadi del 1996, ad Atlanta. La guardia giurata Richard Jewell scopre uno zaino contenente una bomba pronta ad esplodere al Centellian Park. Il suo tempestivo intervento scongiura una strage, ma per lui si apre un periodo doloroso di sospetti e di indagini condotte in modo opprimente e scorretto. (FBI e media ) Ancora una volta il regista Clint Eastwood ci regala un protagonista fondamentalmente buono e soprattutto premuroso vero il mondo intero, che presto, però, dalla dimensione di eroe passa nell’inferno della vita da sospettato."

"Il cinema di Eastwood parla sempre dello stesso argomento: il Bene; l’Eroismo praticato da persone assolutamente normali; il primo momento di appagante soddisfazione; l’attacco sferrato all’Eroe. Ma questa trama, in sé alquanto ripetitiva se esaminata nel suo schema essenziale, si avvale di storie affascinanti che la rendono sempre spettacolare e ogni volta diversa."

"Da sempre il mondo si accanisce contro le persone rispettose della legge. E bisogna anche precisare: non solo rispettose e basta. Se si guarda attentamente, abbiamo a che fare con il triste rituale della persecuzione proprio nei confronti di coloro che hanno saputo introiettare nella loro coscienza il senso vero della legge, al punto da apparire quasi degli ingenui di fronte ai loro accusatori, che invece strattonano dalla parte del loro comodo non solo la legge ma anche ogni forma di etica, con un cinismo che fa paura. Non è sempre facile per l’eroe vincere una gara impari per forze in campo e, soprattutto, condotta contro le maggiori autorità del proprio Paese. "

"Va un po’meglio agli eroi di Eastwood. Ma tutti questi grandi e piccoli personaggi della storia umana sono uniti da un unico filo rosso: la fiducia totale nelle leggi; il rispetto ingenuo ma non sciocco nei confronti dell’Autorità; la forza di lottare nella consapevolezza della loro totale innocenza; la mitezza con cui controbattono alle accuse infondate dei loro arroganti persecutori. Solo chi rispetta veramente la Legge e la Morale (sulla quale, almeno a parole, le società umane si sono costituite) può affrontare una lotta impari di questo tipo, la cui conclusione non è mai scontata. Va tuttavia anche precisato che, sebbene molti di questi eroi innocenti abbiano pagato e continuino a pagare  con la vita il loro totale rispetto della legge, la loro vittoria almeno sul piano etico è cristallina e duratura. E bene ha fatto il regista a ricordare un episodio recente che ha visto per protagonista una persona a rischio di dimenticanza."

https://www.statoquotidiano.it/21/01/2020/richard-jewell-lultimo-gioiello-a-firma-di-clint-eastwood-approda-a-foggia/727527/




Vorrei,da parte mia,evidenziare la serietà dell'uomo di destra(serio ed intelligente,eticamente rigoroso..un calvinista e/o un battista concreto) Eastwood  e ne faccio evidenza attraverso la sceneggiatura del dialogo tra Richard e il suo avvocato

Avvocato "Richard, non essere così gentile quando ti interrogano
Richard: Ma, signore, loro rappresentano il Governo degli Stati Uniti d’America
Avvocato: No, Richard, comincia a pensare che sono solo tre stronzi che lavorano per il Governo 
Watson Bryant (Sam Rockwell): Smettila di essere il loro migliore amico
Richard Jewell (Paul Walter Hauser): Mi è stato insegnato a rispettare le autorità
Watson Bryant: Le autorità vogliono friggerti e farti a pezzi 
Ancora Watson Bryant: Lo accusano due delle forze più potenti del mondo: il governo degli Stati Uniti e i media!

Non una destra plebea e in fondo anarcoide ma una destra fortemente critica delle istituzioni federali  centraliste e prive di controllo se non in modo autoreferenziale ,  una destra che difende dalla stessa statualità quando essa è arrogante e cinica  i diritti di base  della persona e del cittadino,la legalità repubblicana della dichiarazione di indipendenza  rispetto al totalitarismo(non ufficialmente autoritario  ma tirannico e solo formalmente democratico) dello Stato Federale come Moloch al cui servizio di sicurezza sono stati assegnati piccoli moloch  senza onore e senza dignità,burocrati,mercanti, sbirri e giornalisti in carriera  privi tutti di scrupoli e di rispetto per il cittadino pur di trovare nell'immediato un colpevole da offrire in pasto alla pancia del paese.

Si può dedurre che il regista rispetto al Moloch in fondo sovranazionale e federale ritenga e veicoli che la difesa dei diritti di base dei cittadini  passi attraverso e solo attraverso la leggerezza istituzionale della Confederazione  che non è mai invasiva delle altrui competenze e degli altrui diritti e doveri

EASTWOOD MOLTIPLICA I SUOI SCHERMI PER RAPPRESENTARE UN'EPOCA IN CUI LO STORYTELLING CONTA PIÙ DELLA VERITÀ.

Richard Jewell è una parabola su come i centri di potere - qui i mass media e l'FBI - procedano ottusamente ad appiccicare etichette e ad affibbiare ruoli, indipendentemente da quanto rispecchino la vera natura delle persone. Ed è proprio la verità che risiede in Richard Jewell, e che non corrisponde alla profilazione di lui fatta, il cuore pulsante di questa storia.


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giovedì 16 gennaio 2020

Éric Sadin, Critica della ragione artificiale. Una difesa dell’umanità, LUISS University Press, Roma 2019




L’intelligenza artificiale, fino a poco tempo fa confinata nei laboratori di ricerca, ha fatto negli ultimi anni il suo ingresso dirompente nella vita di tutti i giorni. Politici, businessmen e semplici cittadini sembrano esserne quasi ossessionati: le promesse di crescita e sviluppo che essa porta con sé sembrano infinite, e così le possibilità che ognuno degli innumerevoli ambiti di applicazione, sfruttando una tecnologia sempre più efficiente e pervasiva, diventi più affidabile, fluido e ottimizzato. Non mancano gli osservatori che segnalano come il fare affidamento su macchine capaci di performance molto migliori di quelle umane metta a rischio posti di lavoro e renda problematica la sopravvivenza di interi settori industriali: ma persino di fronte a una minaccia così concreta, spesso, ci si limita a formali richiami all’etica, come se brandire questo vessillo potesse fare da scudo supremo contro le deviazioni delle tecnologie digitali. Con Critica della ragione artificiale, Éric Sadin mette a punto l’opera più compiuta e lucida del suo percorso di acuto critico delle nuove tecnologie, evidenziando come esse, presentate come semplici strumenti al nostro servizio, stiano invece erodendo le facoltà di giudizio e azione, ossia le capacità che più di tutte ci rendono umani. Sadin, recuperando in senso letterale il ruolo politico della filosofia, non sterile riflessione fine a sé stessa ma strumento in grado di decrittare la realtà allo scopo di servire la comunità, svela il retropensiero antiumanistico dei discorsi a sostegno dell’indiscriminato sviluppo tecnologico, e presenta una appassionata difesa dell’umanità – ossia di tutto ciò che dobbiamo tenere a mente e trasmettere ai più giovani se vogliamo evitare che lo stesso strumento che può garantirci prosperità e sviluppo si tramuti in terribile macchinario di oppressione.


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https://www.luissuniversitypress.it/pubblicazioni/critica-della-ragione-artificiale


Dalla recensione  di  Chiara Visentin

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Proprio nel perseguire la libertà dalle forze della natura e il controllo della natura attraverso la tecnica, ci saremmo sottomessi a un nuovo padrone e saremmo entrati in una nuova condizione di servitù, avendo delegato in una maniera non facilmente reversibile le nostre capacità e responsabilità decisionali a sistemi tecnici sempre più pervasivi, potenti e imperscrutabili, che hanno finito per trascenderci e dominarci.

 La prospettiva della tecnica funziona come un sistema derivato dal solo assioma dell’efficienza e dunque non lascia spazio ad alcuna forma di pluralità e divergenza; divenendo egemonica, essa allora spazza via l’umano come luogo della varietà, dell’apertura verso l’altro, delle mutazioni e contaminazioni, del corporeo e del sensibile.

La lotta da condurre, dunque, deve essere una guerra a tutto campo al sistema sociale, tecnico ed economico dominante, avente come fine ultimo la difesa del reale, con la sua pluralità, irriducibilità e imperscrutabilità, contro il suo «sequenziamento» (p.151), la sua mappatura e controllo totali. Rimandando, tra gli altri, a Hannah Arendt e Martha Nussbaum, Sadin sottolinea come si tratti di una mobilitazione imperativa, in quanto una società dominata da un unico principio di verità e autorità e basata sul rifiuto della fallibilità umana è una società tirannica e priva di solidarietà

Secondo il filosofo, «far fallire questo assalto antiumanista è possibile, attraverso una miriade di gesti concreti, costanti e cumulativi, a tutti i livelli della vita individuale e collettiva»L’obiettivo, infatti, non deve essere quello di sostituire un’egemonia con una nuova egemonia, bensì costruire comunità in grado di accogliere e favorire «il canto delle divergenze»

sabato 11 gennaio 2020

Il Paradosso della TolleranzaK. Popper, "La società aperta e i suoi nemici: Platone totalitario", Vol.1, Roma, Armando, dicembre 1973, p.360.

Ringraziando  Stefano Grandesso    fratello di fede in Cristo Dio il Risorto dai morti 


Il Paradosso della Tolleranza: una delle note a piè di pagina più citate del lavoro del filosofo austriaco. La nota, la 4 del capitolo "Il principio della Leadership" (il VII), del primo volume - "Platone Totalitario" -, fa parte dell'immenso lavoro in due volumi "La Società aperta e i suoi nemici" pubblicato tra il 1973 e il 1974. Ne riportiamo il passo più famoso:
«Meno noto è invece il "paradosso della tolleranza": la tolleranza illimitata deve portare alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l'attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi. In questa formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finché possiamo contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo dall'opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni. Ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se necessario, anche con la forza; perché può facilmente avvenire che esse non siano disposte a incontrarci a livello dell'argomentazione razionale, ma pretendano ripudiare ogni argomentazione; esse possono vietare ai loro seguaci di prestare ascolto all'argomentazione razionale, perché considerata ingannevole, e invitarli a rispondere agli argomenti con l'uso dei pugni o delle pistole. Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti. Dovremmo insomma proclamare che ogni movimento che predica l'intolleranza si pone fuori legge e dovremmo considerare come crimini l'incitamento all'intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un crimine l'incitamento all'assassinio, al ratto o al ripristino del commercio degli schiavi.»
K. Popper, "La società aperta e i suoi nemici: Platone totalitario", Vol.1, Roma, Armando, dicembre 1973, p.360.

giovedì 9 gennaio 2020

PIÙ EUROPA NON È (SEMPRE) UNO SLOGAN LIBERALE



Copio e trascrivo  così  a futura memoria   e "a tipo sorpresa" senza  commento alcuno

https://istitutoliberale.it/2118/piu-europa-non-e-sempre-uno-slogan-liberale/


PIÙ EUROPA NON È (SEMPRE) UNO SLOGAN LIBERALE

  
 In GeopoliticaPolitica
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In Italia tutti gli appartenenti alla frastagliata galassia liberale sono convintamente filo-Unione Europea e spesso invocano più Europa come soluzione ai problemi che di volta in volta si discutono.

COSA SIGNIFICA PIÙ EUROPA?

Analizziamo in breve cosa può significare l’invocazione di più Europa. Chi utilizza questo slogan sostiene in generale che debbano aumentare le materie direttamente gestite dall’Unione Europea, che la legislazione europea debba crescere e intervenire in ambiti sempre maggiori, che le istituzioni europee debbano coordinare e talora dirigere in maniera ancora più decisa le politiche degli stati membri.
Ebbene, tutto ciò non è esattamente in linea con alcuni dei principi fondamentali del metodo liberale.
L’Unione Europea è un’istituzione sovranazionale democratica con finalità politiche, quindi un potere pubblico a tutti gli effetti, per di più caratterizzato da un assetto burocratico enorme e costoso e da una limitata possibilità di controllo “dal basso”, viste le dimensioni continentali.

UNA CRITICA LIBERALE

Chiedere più Europa è a mio parere un obiettivo discutibile che sovente si scontra con due principi fondamentali del Liberalismo: la limitazione del potere e la negazione del “punto di vista privilegiato”.

IL PRINCIPIO DI LIMITAZIONE DEL POTERE

Riguardo al primo punto, dire acriticamente più Europa equivale a dire più potere pubblico, più intervento pubblico dell’Europa sugli Stati (quindi indirettamente sui cittadini) o direttamente sugli individui. Sia ben chiaro, io non nego che questo sia necessario in qualche settore, anzi sono pronto anche a mettere la firma nero su bianco dove sarebbe necessario questo maggiore intervento.  Per esempio io ritengo che su Difesa, Politica Estera e Immigrazione la sovranità dovrebbe essere attribuita all’Unione Europea in maniera sostanziale.
Ma attenzione a dire più Europa sempre e comunque, perché ogni potere pubblico, anche e a maggior ragione quello europeo, deve essere limitato e controllato, altrimenti, per la legge di gravità del potere, diventa ipertrofico e liberticida.
Cosa succederebbe se creassimo una Unione Europea con grandi poteri in ogni campo e poi alle prossime lezioni europee vincessero forze nazionaliste e illiberali? Avremmo consegnato uno strumento potentissimo nelle loro mani.
Non cadiamo nel rischio di miticizzare l’Unione europea come fanno molti partiti dell’area liberal e socialista. Quando sento frasi del tipo “La nostra stella polare è l’Europa”, mi viene in mente il famoso “sol del avvenir” di Sovietica memoria e questo è solo un esempio della visione dogmatica e teleologica che circonda l’Unione Europea. Insomma, bisogna stare alla larga dall’ideologia secondo la quale ad ogni costo bisogna aumentarne le funzioni e i campi di intervento.

LA NEGAZIONE DEL “PUNTO DI VISTA PRIVILEGIATO” SUL MONDO.

E qui mi ricollego al secondo punto: per tutte le forze Euro-fanatiche l’Unione Europea è diventata il nuovo “punto di vista privilegiato” sul mondo. Un punto di vista elevato, illuminato, infallibile che quindi non si discute ma che al contrario va recepito. Quante volte abbiamo sentito la frase “va recepita la direttiva europea n° 123”. Ormai ci siamo abituati e lo accettiamo acriticamente, come farebbe un funzionario sovietico con una direttiva proveniente “dall’alto”.
Invece un liberale ha il dovere di dubitare, ma soprattutto di rifiutare ogni pretesa di infallibilità e di possedere una conoscenza superiore, privilegiata sulla realtà. Non a caso Bruxelles è popolata da una tecnocrazia autoreferenziale e convinta della propria superiorità intellettuale.
L’UE sta diventando il nuovo “legislatore onnisciente” che tutto conosce, tutto decide e tutto risolve. E invece non è così, un liberale deve rifiutare con forza tale paradigma.

UNA UNIONE “FORTE MA POCO AFFACCENDATA”.

Una federazione “leggera” di stati europei serve, serve tantissimo, ce lo richiedono le sfide della modernità e della globalizzazione, ma bisogna evitare di beatificare l’UE ad ogni costo. Io lo dico forte e chiaro, W l’Europa, W l’Euro, abbasso i nazionalismi! Però il super-stato europeo burocratizzato, tecnocratico e illimitato questo no, non lo possiamo proprio accettare! Vogliamo una Europa che sia, come direbbe Roepke, “forte ma poco affaccendata”.

martedì 7 gennaio 2020

mia nipote Maia mette in crisi l'impianto niceno costantinopolitano



CHRISTOPHER ROBIN.png


Berlino Natale 2019

Un pomeriggio  ero rimasto solo con mia nipote Maia. Gli altri familiari erano usciti .Maia ed io vedevamo insieme "simpatiche serie di cartoni  e di film per i piccoli" con il tablet di mia moglie.
Ad un certo punto il tablet si blocca e si oscura.  Comincio a tremare ..Ed ora che faccio ? Come rimedio? Come recupero il video e l'audio ? Sapevo e so di non essere per nulla competente,neppure nel minimo sindacale, con il 2.0  Per me il pc resta alla fine  un'ottima macchina da scrivere che archivia dati e che mi consente ricerche. Ma nulla di più.
Maia comprende subito il mio timore e tremore.  E mi precede. Non ti preoccupare nonno..Ora ci penso io..Ho 5 anni .
E con qualche semplice "smanettamento" ecco il tablet tornare funzionante ed attivo e riprendiamo l visione e l'ascolto del bel film  "Nel bosco dei cento acri"  per Cristopher Robin  e Winnie the Pooh e i suoi amici (https://it.wikipedia.org/wiki/Ritorno_al_Bosco_dei_100_Acri )

A questo punto ho avuto ed ho le certa percezione che Maia abbia liquidato  le categorie di riflessione  e di meditazione niceno-costantinopolitane per altre categorie a me ad oggi sconosciute ed ignote