giovedì 16 gennaio 2020

Éric Sadin, Critica della ragione artificiale. Una difesa dell’umanità, LUISS University Press, Roma 2019




L’intelligenza artificiale, fino a poco tempo fa confinata nei laboratori di ricerca, ha fatto negli ultimi anni il suo ingresso dirompente nella vita di tutti i giorni. Politici, businessmen e semplici cittadini sembrano esserne quasi ossessionati: le promesse di crescita e sviluppo che essa porta con sé sembrano infinite, e così le possibilità che ognuno degli innumerevoli ambiti di applicazione, sfruttando una tecnologia sempre più efficiente e pervasiva, diventi più affidabile, fluido e ottimizzato. Non mancano gli osservatori che segnalano come il fare affidamento su macchine capaci di performance molto migliori di quelle umane metta a rischio posti di lavoro e renda problematica la sopravvivenza di interi settori industriali: ma persino di fronte a una minaccia così concreta, spesso, ci si limita a formali richiami all’etica, come se brandire questo vessillo potesse fare da scudo supremo contro le deviazioni delle tecnologie digitali. Con Critica della ragione artificiale, Éric Sadin mette a punto l’opera più compiuta e lucida del suo percorso di acuto critico delle nuove tecnologie, evidenziando come esse, presentate come semplici strumenti al nostro servizio, stiano invece erodendo le facoltà di giudizio e azione, ossia le capacità che più di tutte ci rendono umani. Sadin, recuperando in senso letterale il ruolo politico della filosofia, non sterile riflessione fine a sé stessa ma strumento in grado di decrittare la realtà allo scopo di servire la comunità, svela il retropensiero antiumanistico dei discorsi a sostegno dell’indiscriminato sviluppo tecnologico, e presenta una appassionata difesa dell’umanità – ossia di tutto ciò che dobbiamo tenere a mente e trasmettere ai più giovani se vogliamo evitare che lo stesso strumento che può garantirci prosperità e sviluppo si tramuti in terribile macchinario di oppressione.


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https://www.luissuniversitypress.it/pubblicazioni/critica-della-ragione-artificiale


Dalla recensione  di  Chiara Visentin

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Proprio nel perseguire la libertà dalle forze della natura e il controllo della natura attraverso la tecnica, ci saremmo sottomessi a un nuovo padrone e saremmo entrati in una nuova condizione di servitù, avendo delegato in una maniera non facilmente reversibile le nostre capacità e responsabilità decisionali a sistemi tecnici sempre più pervasivi, potenti e imperscrutabili, che hanno finito per trascenderci e dominarci.

 La prospettiva della tecnica funziona come un sistema derivato dal solo assioma dell’efficienza e dunque non lascia spazio ad alcuna forma di pluralità e divergenza; divenendo egemonica, essa allora spazza via l’umano come luogo della varietà, dell’apertura verso l’altro, delle mutazioni e contaminazioni, del corporeo e del sensibile.

La lotta da condurre, dunque, deve essere una guerra a tutto campo al sistema sociale, tecnico ed economico dominante, avente come fine ultimo la difesa del reale, con la sua pluralità, irriducibilità e imperscrutabilità, contro il suo «sequenziamento» (p.151), la sua mappatura e controllo totali. Rimandando, tra gli altri, a Hannah Arendt e Martha Nussbaum, Sadin sottolinea come si tratti di una mobilitazione imperativa, in quanto una società dominata da un unico principio di verità e autorità e basata sul rifiuto della fallibilità umana è una società tirannica e priva di solidarietà

Secondo il filosofo, «far fallire questo assalto antiumanista è possibile, attraverso una miriade di gesti concreti, costanti e cumulativi, a tutti i livelli della vita individuale e collettiva»L’obiettivo, infatti, non deve essere quello di sostituire un’egemonia con una nuova egemonia, bensì costruire comunità in grado di accogliere e favorire «il canto delle divergenze»

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