sabato 12 giugno 2021

Coltivare l'ironia Paragrafo XXII Freud e Lacan




Sigmund Freud, Il rutto di spirito e le sue relazioni con l’inconscio, a cura di Sosia Gavetta, BURP 2021 - Dopo l’ennesima scaramuccia con la moglie perché lasciava sempre i calzini spaiati sotto il letto, Freud esce per bersi qualche birretta nel suo caffé preferito. Nel giro di poche mezzore le birre diventano molte e Freud, assorto in profondi pensieri e convinto si trattasse di un innocuo singhiozzo, esterna suo malgrado un rutto imponente e leonino, dai cui riverberi emergono chiaramente le seguenti parole: “Super-ego faccia da scemo”. 

Per un breve istante nel locale sembra calare un silenzio imbarazzante, senonché un elegante banchiere seduto al tavolo accanto, desideroso di assecondare l’eco freudiana, beve a goccia un’intera pinta da litro prima di ruttare con voce imperiosa e tonante: “Se facciamo un conducente, muore solo l’incidente”. 
A questo lapsus budellare, tutti scoppiano a ridere e adesso è una gara a chi recita ruttando il sonetto più romantico, un Goethe di qua un Hölderlin e uno Schiller di là, senza trascurare Shakespeare e Baudelaire, rigorosamente in lingua originale. 
In mezzo a cotanto buon umore, Freud intuisce che nel rutto di spirito – nel rutto cioè legato al consumo di alcolici – ciò che si espelle non è tanto il fetido e gassoso residuo del gulasch con contorno di patate imburrate del mese scorso, quanto le pulsioni sessuali represse a causa dell’uso eccessivo di aglio durante l’infanzia – “che il mio babbo lo metteva pure nel latte a colazione”.
Freud è già pronto a esporre ai suoi compagni di bevuta la rivoluzionaria teoria, ma proprio allora nel locale entra un giovanissimo Lacan, che con invidiabile intuito lascia tutti stupefatti presentandosi con il flato più prolisso e fragoroso mai udito in Occidente: “Finché l’esperienza analitica e la posizione freudiana non ci avranno mostrato questa etero-dimensione del significante brindare da sola in autonomia, finché non l’avremo sgurlata e degustata, crederemo che il significante sia una birra analcolica senza glutine”. 
Al che Freud, parecchio offeso, lancia con forza la sua pinta in faccia a Lacan e subito parte una rissa violenta tra i vari avventori, freudiani da una parte e lacaniani dall’altra, finché il barista, un teutonico signorino di centoventi chili per un metro e novanta, si stanca e appende al muro entrambi gli scrutatori dell’inconscio. A quel punto la situazione si calma e il barista propone: “Il prossimo giro ve lo offre la casa, ma basta con questo bordello”. 
Tornata la pace e riempiti i bicchieri, e nel rispetto delle tradizioni più antiche, tutti brindano con gioia alla vostra madre. Cioè, volevo dire, salute.

Nessun commento:

Posta un commento