La morte resta sempre per la nostra razionalità della
mente e del cuore uno scandalo,uno scandalo
imbarazzante di fronte al quale non c'è discorso che possa tenere e
che possa resistere .La stessa cristianità in ogni sua articolazione
e tradizione -alla fine (davanti a questo scandalo) sceglie e ha
scelto la via nobile di una nobile lettura cristiana,in Cristo Signore
il Risorto dai morti .Ed è sicuramente una lettura spirituale e
teologica legittima Cristo ha vinto la morte,Cristo ha depredato la
morte Egli è il primogenito di coloro che risusciteranno e la sua
resurrezione è caparra ed anticipazione della nostra ,di noi che
tuttavia si continua a morire e spesso a morire male,nella cattiveria
malvagia della malattie e dei dolori inenarrabili e di noi che si
continua a morire aggiungendo scandalo allo scandalo stesso....la morte
per violenza,la morte per tragedie improvvise fuori dalla nostra
responsabilità e dal nostro controllo
Quindi la stessa lettura dei cristiani Cristo ha vinto
la morte,la quale morte è il salario del peccato ed è entrata nella
storia a causa del peccato stesso- potrebbe correre il
rischio nel comunicarsi e nel divulgarsi- di diventare accettazione
subita,giustificazione e sopportazione della scandalo che-invece -
proprio e perché cristiani siamo chiamati a combattere e a
sconfiggere
La morte per i cristiani è-Dio sia benedetto-
un'intrusa.La morte per i cristiani non è la normalità .Essa è
normale ma non per la fede cristiana. Resta il mistero biblico e
paolinico della morte come ultimo nemico che Cristo proprio per ultimo
sconfiggerà e allora-e solo allora-rimetterà nello Spirito santo ogni
cosa nelle mani del Padre e sarà il Cristo tutto in tutti .Così
avverrà.Ma ora e qui,proprio perché cristiano e presbitero
intendo proprio sulla morte,sul dolore,sulla sofferenza,la sofferenza del
corpo e del cuore,il dolore del corpo e del cuore-protestare e
protestare davanti a Dio .La teologia sarà sempre pronta e brava(lo è
stata e lo sarà con precisione,con sapienza,con legittimità)a fornire
a noi tutti gli strumenti per il discorso cristiano sulla morte,sul
dolore e sulla sofferenza Ma la mia protesta è sempre lì - e l'urlo di
un cristiano davanti al fallimento e alla debolezza del suo Signore
che solo in ultimo(ma poi perché proprio in ultimo?)
vincerà il nemico della morte -e questo tempo ultimo però
è iscritto nel futuro più futuro a noi ignoto- da qui il grido
incredibile del Salmo 69 "Signore non tardare" ed intanto- nell'ordine e nel
tempo della nostra concretezza la morte,il dolore,la sofferenza la
fanno incredibilmente da padroni e il Signore si prende le sue brave
sconfitte,i suoi fallimenti,la sua debolezza e noi i nostri
fallimenti,le nostre sconfitte e nel nostro ordine,nel nostro
tempo,questo nostro tempo di sempre e da sempre assistiamo-
impotenti,falliti,rassegnati,impietriti- ai trionfi di questi
nemici ,alla loro falce che miete e miete vittime
su vittime,dolori su dolori e angoscia su angoscia
Viviamo nel circuito della violenza: La violenza (anche quella della
cosiddetta morte naturale per vecchiaia)è il nostro brodo .Tutto è
violenza Come se ci fosse uno scontro totale,enorme tra due cominciamenti
1. Noi crediamo per fede che in principio era il Logos
2. noi constatiamo per diretta osservazione che in principio è la
violenza
Crediamo nel primo inizio come certezza di fede e come
incrollabile speranza,ma non possiamo nascondere a noi stessi e agli
altri la realtà dell'altro inizio dove il Dio dei cristiani ,il dio della tenerezza,
della misericordia e della compassione sembra restare ogni istante sul
campo della battaglia egli come primo dei cadaveri che si prendono le
sconfitte
L'anafora della liturgia di San Basilio recita ad un certo
punto che Dio è il Dio dei guerreggiati,dei tempestati,dei
pericolanti Forse proprio perché lui stesso è così e questa tragica
scenografia esistenziale è la comunione dei cristiani con il loro
Signore ,la loro reciproca solidarietà E non voglio qui ricordare
facilisticamente l'intera esperienza della passione del Signore
dall'arresto alla morte.Credo che sia stato molto più violento per
Gesù Cristo l'attendere dentro il Getsemani come prima erano stati
di una violenza inaudita i 40 giorni di digiuno e di tentazioni nel
deserto
La tragedia della nostra esistenza è proprio tutta qui Non già
il Signore è assente dalla nostra sofferenza,ma al contrario è sempre
accanto a noi,ma assolutamente egli stesso guerreggiato e
tempestato .
Mi rende sempre più conto che la fede cristiana non è
latte e miele,non è melassa ,non è armonia a buon mercato e ove
fosse pane e lo è-questo pane non calma la fame e meno male che non
la calma perché è pane di fuoco,che brucia tutto,che inquieta ,che
pone a Dio stesso quesiti e problemi.
La mia protesta non viene per nulla risolta ad
esempio dal sapere teologicamente che la morte è entrata nella storia
degli uomini a causa del peccato.Discorso perfetto,giusto e allora
cosa esistenzialmente cambia?Non intendo più sistemare ragionevolmente
le questioni e gli scandali
Noi cristiani siamo il popolo della resurrezione e della parusia. Siamo il popolo della gioia per la
resurrezione e per la speranza del secondo ritorno,noi diciamo che
Cristo è risorto,è veramente risorto e che ritornerà .Ebbene il
Signore stesso con una specie di solenne ceffone di cupa tristezza e di
incredibile suo dolore (per il quale non c'è risposta)
ad un certo punto esclama sconfortato Ma il figlio dell'uomo quando
tornerà troverà la fede?
Ed è tutta qui la questione,una questione estrema. Il Figlio
dell'uomo dubita di trovare la fede al suo ritorno perché teme che
nessuno di noi sposterà le montagne,teme che nessuno di noi
rischierà di annunciare la liberazione proprio perché deboli di fede
e nella fede, paurosi e dubbiosi e forse non completamente fiduciosi
nelle promesse stesse del Signore
Il Signore teme che nel periodo che è l'attesa del suo ritorno
noi cristiani ci arrenderemo al dolore del mondo(qualcuno tra noi
cristiani ha pure purtroppo scritto che il dolore e la sofferenza
redimono ,si ho detto purtroppo ) ci arrenderemo all'inevitabilità
naturale della violenza come comnciamento come cammino intermedio e
come fine e avremmo risolto il grande enigma accettandolo Di questo
il Signore ha paura Ed allora perché in noi tante paure e tante viltà in ordine alla
nostra battaglia quotidiana contro le morti e contro i dolori.Questa
è la comune chiamata a diventare santi. E questo estremo alto è il
cristianesimo .Il cristianesimo non è l'etica del buon
comportamento,dell'essere buon padre di famiglia,dell'essere buona
madre di famiglia,dell'essere buon prete Il cristianesimo è l'etica
totale della santità.
Non c'è altro
Ci si dimentica sempre che nella sua realtà più
profonda Gesù Cristo è stato risuscitato A lui stesso il Padre nello
Spirito urlò alzati e cammina
Questo urlo allora promana da Dio . E' il suo carattere identificativo.
Dio è questo urlo.Dio è il nostro urlo.Dio urla davanti ad ogni nostra
morte contro se stesso
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