venerdì 31 gennaio 2025

ancora per buone pratiche di sopravvivenza:"Ma il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui." "Il cavaliere e la morte" - Leonardo Sciascia



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L’olocausto di cui nessuno vuole parlare: 31 gennaio 1876, gli Stati Uniti istituiscono i lager per gli Indiani (le riserve) allo scopo di attuare la loro “soluzione finale” !!



Il 31 gennaio 1876 gli Stati Uniti ordinano ai Nativi Americani di trasferirsi nelle riserve.

Quasi tutte le tribù erano state decimate, sconfitte e massacrate. La distruzione dei bisonti avevano privato delle fonti di sostentamento i veri Americani.

Le riserve furono prima dei campi di rieducazione, poi dei ghetti, infine delle isole di residenza, dove gli indiani d’America potevano mantenere le loro usanze. Ma solo a parole. Non avevano diritto al voto (acquisito solo nel 1924). Nei campi i Veri Americani venivano perseguitati e assassinati, spogliati di tutto. Le riserve di terre infertili o discariche o terreni contaminati. Alcuni gruppi di Nativi Americani furono addirittura “trasferiti” in nuove riserve ricavate in discariche di scorie nucleari.

Si è tentato di tutto per azzerare questo popolo e non solo nell’800.

Solo tra il 1940 e il 1980, il 40% di tutte le donne nelle riserve indiane sono state sterilizzate contro la loro volontà dal governo degli Stati Uniti! In pieno secolo XX, gli USA hanno messo in marcia un piano di sterilizzazione forzata delle donne native, chiedendo loro di firmare formulari scritti in una lingua che non comprendevano, minacciandole del taglio dei sussidi o, semplicemente, impedendo loro l’accesso ai servizi sanitari.

Gli USA sono stati fondati sul genocidio di milioni di Nativi. Ma di questo Olocausto non dobbiamo sapere niente !!

Un genocidio è la metodica distruzione di un gruppo etnico, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari, lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose e culturali. Proprio quello che gli invasori bianchi hanno fatto ai nativi Americani.

Come può una nazione, dunque, che si definisce modello, per antonomasia, di democrazia e libertà, ergere il proprio edificio su un genocidio? E i piani superiori del palazzo? Quelli innalzati lo scorso secolo (l’unico Paese ad aver sganciato una bomba nucleare contro un nemico, peraltro già sconfitto) e, questo, attraverso l’esportazione della democrazia, sotto forma di missili?

Sono muri dipinti col sangue. Muri dai quali urlano altri figli senza padri, altri figli senza madri e altre madri senza figli. In nome, ancora una volta, della democrazia e della libertà.L’olocausto di cui nessuno vuole parlare: 31 gennaio 1876, gli Stati Uniti istituiscono i lager per gli Indiani (le riserve) allo scopo di attuare la loro “soluzione finale” !!


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"Noi siamo abituati a dare a parole come "silenzio" e "solitudine" un significato di malinconia, negativo. Nel caso della lettura non è così, al contrario quel silenzio e quella solitudine segnano la condizione orgogliosa dell'essere umano solo con i suoi pensieri, capace di dimenticare per qualche ora "ogni affanno".

- Corrado Augias, "Leggere. Perché i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi"

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Le Droit Humain in Belgio

Partecipare ad un'iniziazione nella loggia Le Flambeau-Raoul Waroqué a Morlanwelz è qualcosa di eccezionale. Una volta all'anno, la loggia inizia i Profani, in questa caso cinque nuove Sorelle. Di fronte a quasi 200 Fratelli e Sorelle provenienti da varie logge del Droit Humain, dal Grande Oriente del Belgio e dalla Gran Loggia del Belgio, l'iniziazione è stata condotta al suono di una colonna d'Armonia dal vivo, con pianoforte, violino, violoncello, clarinetto, flauto e voce sotto lo sguardo dell'ex Venerabile Maestro della loggia posto per un anno all'Oriente accanto al nuovo Venerabile Maestro. L'evento è stato arricchito da brani cantati da Fratelli e Sorelle delle varie Obbedienze.

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Leggenda dei giorni della Merla
29- 30- 31 gennaio
Era la fine del mese di gennaio e faceva un gran freddo, freddo come non si era mai sentito prima d'allora; tutto era coperto di neve, i prati, gli alberi, le case. I merli allora erano tutti bianchi, e quasi non si vedevano in mezzo a tutta quella neve.
E la merla continuava a guardare in giro, di qua e di la, perché non sapeva dove andare a posarsi per il freddo che faceva.
Finalmente vide un camino che fumava e disse al merlo suo compagno:
"guarda quel camino come fuma; entriamo a scaldarci"; e lui disse: "va bene, entriamoci".
Insomma, i merli entrarono nel camino e ci rimasero tre giorni e tre notti.
Passati i tre giorni la merla guardò fuori, vide che era spuntato nuovamente il sole e disse :
"usciamo".
Ma appena usciti si guardarono e la merla disse al merlo: "ma guarda come sei diventato nero!"; "eh, ma anche tu"~ rispose il merlo.
E da quel giorno i merli sono rimasti tutti neri, con il becco giallo e le zampine gialle, e gli ultimi tre giorni di gennaio, in ricordo di questo avvenimento sono detti "i giorni della merla"



"Ma il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui."
"Il cavaliere e la morte" - Leonardo Sciascia


Domenica, maledetta domenica
Quando spararono sulla gente
Le urla di tredici martiri
Riempirono il cielo di Derry
Qualcuno di voi
Riesce davvero ad incolpare quei ragazzi?
Nessun soldato sanguinava
Mentre chiudevano le bare"
Così cantava John Lennon in Sunday Bloody Sunday, uno dei brani più famosi (insieme a quello omonimo degli U2), dedicati agli eventi del 30 gennaio 1972.
Gli anni Settanta furono uno dei momenti più drammatici per la questione dell'appartenenza dell'Irlanda del Nord al Regno Unito. Gli scontri tra i protestanti unionisti ed i cattolici repubblicani erano all'ordine del giorno, così come le marce e le proteste. Come quella che si svolgeva a Derry in quel giorno di gennaio.

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sabato 18 gennaio 2025

buone pratiche per sopravvivere : elogio del "simbolico", del "mito" e dell'affabulare"



Societas Hesperiana

in data 5 gennaio 2025 

COMPITALIA: ONORARE GLI ANTENATI


Si concludono oggi i tre giorni delle feste dei Compitalia, dedicate ai Lari Viali e Compitali, Antenati divinizzati posti a difesa degli incroci di campi e di strade, spiriti di chi ha abitato, coltivato, difeso ed amato le nostre terre prima di questa nostra esistenza fisica. A loro abbiamo portato i nostri doni e preghiere, perpetuando una tradizione immemoriale. 

I Lari si dimostrano benevoli con chi rispetta e onora la terra, battaglieri e feroci persecutori, invece, contro chi chi la disonora.

Ai Lari dei Crocicchi si offriva tutto l’anno, ed era spesso la gente umile di campagna, persino gli schiavi, a portare i suoi doni ai Lari e alle Lase, i buoni Antenati e le buone Antenate, secondo un rituale che andava oltre la tradizione romana e che si rispecchiava nelle pratiche delle altre popolazioni italiche e degli altri popoli d’Europa; anche i Germani, ad esempio, avevano cippi di confine dedicati agli Elfi e alle Disir, e proprio nei giorni successivi alle feste di Yule, analoghe ai nostri Saturnalia, vi portavano offerte. 

Durante le feste dei Compitalia, istituite da Servio Tullio, che si diceva figlio di un Lare egli stesso, e poi riformate da Augusto primo imperatore, si tributavano particolari doni ai Lari: si accendevano lumi agli incroci di strade e di campi, si portavano tazze di latte o di vino, si preparavano dolci di farro e miele e si ponevano sui cippi di confine teste d’aglio; queste erano dedicate a Mania, ninfa infera e madre dei Lari e dei Mani, i defunti, stessi, i due aspetti l’uno ctonio l’altro igneo dei Padri trapassati."


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“Alcuni come il girasole”: la bellissima poesia di Kenneth White


Alcuni come il girasole

rivolgono il loro fiore al sole

alcuni fioriscono solo con l’oscurità

come il cereo

che attende la mezzanotte

o il convolvolo

che spiega

i suoi petali lunari

al tramonto del sole

forse la semplicità

dell’anemone di bosco

la sua serenità

il suo accesso diretto

all’energia del sole

e alla ricchezza della terra

avrebbero potuto evolvere

un cervello più pieno e più quieto

che l’urgenza dell’esistenza animale

dalla quale da sempre dipendiamo.


[Kenneth White]


Se ne è andato l’11 agosto 2023 il poeta scozzese Kenneth White. È morto nella sua casa di Trébeurden, in Bretagna, dove viveva da anni con la moglie Marie-Claude. Autore di una ricca opera, comprendente poesie, racconti e saggi, è stato il padre del concetto di “geopoetica”, termine coniato alla fine degli anni Ottanta, che si proponeva, attraverso la scrittura, di “ripristinare e arricchire il rapporto Uomo-Terra da tempo interrotto”.


https://www.festivaldellafiaba.eu/alcuni-come-il-girasole-la-bellissima-poesia-di-kenneth-white/


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INNO AL SOLE DI AKHENATON*

Magnifico risplendi tu. Sull’orizzonte del cielo, Tu sole vivente. Che determini la vita! Tu sorgi dall’orizzonte d’oriente. E colmi ogni terra della tua bellezza. Magnifico, grande e raggiante, alto sopra tutti i paesi della terra.

I tuoi raggi abbracciano le nazioni. Fino al termine di tutto quello che hai creato. Tu sei Ra quando raggiungi i loro confini. E li inclini per il tuo figlio amato. Sei lontano, ma i tuoi raggi sono sulla terra; sei nel suo volto, ma la tua via è inesplorabile.

Quando riposi oltre l’orizzonte occidentale, il mondo è immerso nelle tenebre, a somiglianza della morte. I dormienti sono nelle stanze. Con il capo velato e nessun occhio scorge l’altro.

Tutti gli averi che tengono sotto la testa vengono loro rubati. Non se ne accorgono. Ogni animale da preda è uscito dal proprio covile E tutti i serpenti mordono. L’oscurità è una tomba, la terra giace attonita, poiché il suo creatore è tramontato all’orizzonte.

Al mattino però eccoti di nuovo al di sopra dell’oriente E brilli come sole nel dì; scacci le tenebre e scocchi i tuoi raggi. Le Due Terre sono ogni giorno in festa, gli uomini sono desti e si levano in piedi, poiché tu li hai fatti alzare. Il loro corpo è pulito e hanno indossato abiti, le loro braccia si levano in preghiera al tuo sorgere la terra intera compie la sua opera.

Tutto il bestiame si pasce del proprio foraggio, alberi ed erbe verdeggiano. Gli uccelli hanno lasciato i nidi, i loro voli lodano il tuo Ka. Tutti gli animali selvatici stanno all’erta, tutto ciò che si agita e ondeggia nell’aria vive, poiché sei sorto per loro. Le grandi barche risalgono la corrente E poi la ridiscendono, ogni viaggio è aperto dal tuo sorgere. I pesci nell’acqua saltano dinnanzi al tuo apparire, i tuoi raggi penetrano nel fondo del mare.

Tu che fai germinare il seme nelle donne, Tu che procuri “il liquido” agli uomini. Tu che mantieni in vita il figlio nel corpo di sua madre. E lo acquieti così che le sue lacrime si asciughino - Tu, balia nel corpo della madre! - Tu che doni il respiro. Perché tutte le creature possano vivere. Quando il bimbo esce dal corpo della madre. E respira nel giorno della nascita, gli apri la bocca completamente e ti preoccupi di quel che a lui serve.


Al pulcino nell’uovo, Che già si fa sentire nel guscio - Tu concedi l’aria e lo fai vivere. Hai stabilito per lui il momento. Quando è tempo di rompere il guscio; ed esce allora dall’uovo per rispondere al termine fissato, cammina già sui suoi piedi, quando esce dall’uovo.

Quanto sono numerose le tue opere Che si nascondono allo sguardo, tu unico dio, del quale non esistono eguali! Hai creato la terra secondo il tuo desiderio, da solo, con uomini bestiame e ogni animale, con tutto quello che sta sulla terra, con tutto quello che si muove sui piedi con tutto quello che sta in alto e si muove con le ali.

I paesi stranieri di Siria e Nubia, e con essi la terra d’Egitto, hai collocato al posto dove si trovano e ti preoccupi dei loro bisogni, tutti hanno nutrimento e il termine della loro esistenza è stabilito. Le lingue sono diverse nei discorsi. E così pure i lineamenti; il colore della pelle è differente, poiché tu distingui i popoli.

Nel mondo sotterraneo crei il Nilo, e lo porti poi in superficie a tuo piacimento, per mantenere in vita gli uomini che tu hai creato. Sei il signore di tutti che per tutti si affatica, tu padrone di ogni terra che per te si schiude, tu sole del giorno, potente nell’alto! Tu mantieni in vita anche le terre più lontane, hai posto un Nilo anche nel cielo, perché possa giungere a loro, e infrangere onde sui monti, come il mare, e rendere umidi i loro campi con ciò di cui hanno bisogno.

Quando sorgi essi si risvegliano e rivivono per te. Crei le stagioni perché le tue creature si possano sviluppare. L’inverno, per dar loro frescura, il caldo dell’estate perché godano della tua presenza. Hai posto lontano il cielo per salire fino a lui. E osservare tutto quello che hai creato.

Sei unico quando sorgi, in tutte le tue forme di apparizione come Aton vivente, che brilla e risplende, lontano e vicino; tu crei milioni di esseri da te solo - Città, villaggi, e campi coltivati, ruscelli e fiumi. Tutti gli occhi si vedono di fronte a te, quando ti levi sulla terra come sole del giorno.

Quando tramonti, il tuo occhio non è più qui, quello che tu hai creato per loro, così non vedi te stesso come unico, ciò che hai creato - anche allora resti nel mio cuore e non c’è nessuno che ti conosce al di fuori di tuo figlio Neferkheprure Uanre al quale hai fatto conoscere il tuo essere e la tua forza.

Il mondo sorge al tuo cenno, come tu lo hai creato. Quando ascendi nel cielo essi vivono, quando tramonti, essi muoiono; sei il tempo stesso della vita, tutti vivono per te. Gli occhi posano sulla bellezza fino a quando non scompari, ogni opera viene tralasciata quando declini ad occidente. Colui che si leva rafforza ogni braccio per il re E ogni piede si affretta.

Da quando hai creato il mondo, lo fai sorgere Per tuo figlio che è nato dal tuo corpo, il re del duplice Egitto, Neferkheprure Uanre, Figlio di Ra, che trae vita da Maat, il signore del diadema, Akhenaton, grande nella sua esistenza, e la grande sua sposa e regina, che egli ama, la signora di entrambi i paesi, Nefertiti, che è piena di vita e giovane per tutta l’eternità.


https://ridotta.blogspot.com/2020/12/inno-al-sole-di-akhenaton-e-il-salmo-104.html

* faraone egizio della XVIII dinastia. Regnò per 17 anni[12] e morì probabilmente tra il 1336 a.C.[5] e il 1334/1333 a.C.[2]

È celebre per aver abbandonato il tradizionale politeismo egizio a favore di una nuova religione di stampo enoteistico, monolatrico[13] (che mantenne, cioè, la credenza in più divinità pur adorandone una sola[14]) o pseudo-monoteistico[N 2], introdotta da lui stesso e basata sul culto del solo dio Aton, il disco solare


https://www.associazionearcheosoficaroma.it/inno-al-sole/


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Giuliano Imperatore: inno al sole, nella ricorrenza del solstizio d'Inverno


Canto la gloria del risplendente Dio del Sole,

la bellissima progenie del possente Giove,

Colui che, attraverso la vivificante fonte solare,

nella sua mente creatrice nascose

la forma di una triade di splendidi Dei solari;

da cui le multiformi forme del mondo emersero

dalla mistica tenebra nella magnifica luce,

perfetta e ricolma di beni della sfera intellettiva.

Salve a te! Dio oltremondano della luce divina,

l’immagine più bella del bene sconosciuto:

poichè, come la luce procede dall’Uno,

il Dio degli Dei, il fiore senza paragone della bellezza,

gli Intelligibili, con occulti raggi divini,

illumina; così dai raggi di Apollo,

esultando glorioso grazie al potere dell’armonia,

il mondo della mente è colmato in esuberanza di luce che eleva,

il Sole visibile largamente diffonde attraverso il mondo dei sensi,

una luce che tutto genera, bella e divina.

A Te, come Apollo luminoso, appartiene l’unire

la moltitudine in unità,

e molte nature generare da una sola;

con vigore nella tua essenza riunire

i differenti livelli delle forme secondarie;

e attraverso una perfetta unica natura essenziale (natura/principio)

combinare tutte le varie essenze e i poteri della generazione.

Ti è proprio, tu esente dalla molteplicità, ispirare nelle forme subordinate

la verità profetica; poichè verità e pura semplicità sono un’unica cosa;

del preservare il potere incorrotto la tua essenza libera è la fonte.

Celebri mistici poeti dei tempi passati, in canti sacri,

ispirati da Te, come il Signore che scaglia la freccia

costantemente ti invocavano, come Colui dall’irresistibile dominio

poichè i tuoi raggi colmi di forza colpiscono come frecce,

e completamente, tutto ciò che il mondo privo di misura

contenga di oscuro o privo di ordine, Tu distruggi.

E infine la tua rivoluzione circolare è il segno del movimento

che armonizza in uno le varie nature di questo possente Tutto.

Dunque, la tua prima monade luminosa, oh Dio illustre,

enuncia la verità e la luce intellettuale;

quella luce che, nell’essenza degli Dei,

sussiste con raggi unficati e non conosciuti.

La seconda distrugge tutto ciò che è confuso;

e dalla tua terza l’universo è legato con perfetta simmetria e retto consenso,

attraverso splendide cause e un potere armonico.

Aggiungiamo che alla tua essenza, fra gli Dei mondani,

è assegnato un ordine sopra-mondano,

un non generato e supremo potere di comando

su tutte le categorie delle forme generate,

e nei sempre fluenti reami dei sensi

un’ intellettuale dignità di dominio.

Ti appartiene un doppio avanzamento-

uno in congiunzione con gli Dei mondani,

l’altro soprannaturale e sconosciuto:

poichè quando il Demiurgo creò il mondo

Egli fece nascere una luce nella sfera solare,

non simile allo splendore delle altre sfere celesti,

tratta dai più occulti recessi della sua natura,

un simbolo perfetto delle forme intellettuali,

apertamente annunciando, con il suo splendore,

in ogni angolo di questo incredibile Tutto,

la solitaria e arcana essenza

di tutti i sovrani Dei sopramondani.

Perciò infatti, quando i tuoi raggi adornarono il mondo,

gli Dei mondani furono rapiti dalla tua vista;

così attorno alla tua orbita, con zelo emulativo

e sinfonia divina, Essi desiderarono danzare,

e cogliere ogni abbondanza dalla tua fonte luminosa.

Attraverso il tuo calore manifesto tu spingi in alto

le nature corporee dalla pigra terra,

ispirando un vivido potere vegetativo;

attraverso una natura segreta e divina,

liberi dai basici legami della materia,

attraverso una natura inerente nei tuoi raggi che tutto generano

Tu porti all’unione con la tua forma meravigliosa

le anime esaltate che negli oscuri domini della materia

terribilmente lottano per rivedere le dimore luminose:

Tu colmo di bellezza, dai sette raggi, Dio sopramondano!

La cui mistica essenza segretamente emette le splendide fonti della luce celeste.

Poichè fra i sosvrani Dei sopramondani

un mondo solare e una luce assoluta esiste,

una luce che brilla come la fertile monade,

superiore ai tre mondi.

Sacri antichi Oracoli, così dissero, che la Tua orbita gloriosa

al di là della sfera delle stelle e nell’ultimo reame dell’etere ruota.

Ma nel tuo cammino, armoniosamente divino, la tua orbita

quattro volte attraversa questi mondi;

così rivelando (mostrando) dodici poteri di Dei luminosi,

attraverso dodici divisioni della zona obliqua.

Ancora colmo di forza creativa, ciascuna dividi in tre di differente livello.

Così, dalla quadruplice eleganza e grazia dei tempi e delle stagioni,

generate dal tuo percorso, l’umanità riceve un triplo beneficio,

il perenne dono delle Grazie che muovono in circolo.

Dio che tutto concedi, Tu che liberi l’anima

dalle oscure catene corporee della genesis,

assisti la tua stirpe, conducila sulle ali del pensiero,

al di là della stretta delle terribili (illusive) mani della Natura,

rapida nell’ascendere, per raggiungere il tuo mondo incantevole.

Il sottile abito della mia anima perfeziona,

eterea, salda e colma di luce divina,

il suo antico carro da Te assegnato;

nel quale avvolta, attraverso il cielo stellato,

spinta dall’impulso del folle desiderio,

ella precipitò fino a che, le sponde del Lete,

preda dell’oscurità, infelice, raggiunse,

e perse così ogni conoscenza del suo stato precedente.

Oh migliore degli Dei, daimon perfetto, dalla corona fiammante,

sicuro rifugio della mia anima nell’ora del dolore,

il porto paterno nelle dimore luminose,

ascoltami e libera la mia anima dalla punizione,

la punizione che è dovuta agli errori passati,

a causa dell’oscurità del Lete e del desiderio mortale.

Se per lunghi anni sarò condannato a rimanere in questi terribili domini

destinato all’esilio dal reame luminoso,

oh, concedimi presto i mezzi necessari

per raggiungere quel bene che la solitudine concede

alle anime che emergono dalle onde dolorose

del flutto impetuoso ed oscuro dell’illusoria materia.

Così che, ritirandomi dal gregge volgare

e dall’empio discorrere dell’era presente,

la mia anima possa trionfare sui mali della sua nascita;

spesso a Te congiunta in dolcissima unione

attraverso un’energia ineffabile, possa elevarsi

al di là delle più alte forme sopramondane

e nel luogo supremo contemplare,

emergente dalla profondità intelligibile,

la trascendente, solitaria bellezza del Sole.


Traduzione di Laura Mainardi


https://luigi-pellini.blogspot.com/2017/12/giuliano-imperatore-inno-al-sole-nella.html


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La religione degli Egizi nei “Testi per uscire al giorno” (1^ parte) – Piervittorio Formichetti





Oh Residenza di Unnut, io esisto come Falco in essa.

Io sono in essa come un grande tra i Glorificati.

Io sono tra le Infaticabili Stelle.

Il mio nome non sarà distrutto! […]

Io esisterò con voi, io vivrò con voi:

io sarò amato da voi più che i vostri dèi.


Libro per uscire al giorno [Libro dei Morti], Formula CXLI


https://www.paginefilosofali.it/la-religione-degli-egizi-nei-testi-per-uscire-al-giorno-1-parte-piervittorio-formichetti/


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La religione degli Egizi nei “Testi per uscire al giorno” (2^ parte) – Piervittorio Formichetti


capitolo XXXIX, intitolato Formula per respingere il serpente Refref nella Necropoli


Arretra!, Camminatore che viene respinto, proveniente da Apep [drago-serpente mitologico]! Sii sommerso nel lago del Nu, nel luogo stabilito da tuo padre per la tua distruzione. […] Arretra! Si distrugge il tuo veleno! Ra ti ha abbattuto e la tua testa è rovesciata dagli dèi […] mentre Maat ha ordinato la tua distruzione. […] O detestato da Ra, […] Non provenga alcuna cattiveria contro di me dalla tua bocca in ciò che tu fai a me!




https://www.paginefilosofali.it/la-religione-degli-egizi-nei-testi-per-uscire-al-giorno-2-parte-piervittorio-formichetti/


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Il tragico lieto fine dei Promessi sposi


Molti di noi avranno sicuramente letto I promessi sposi e certo ci ricorderemo del finale felice per i nostri protagonisti, dove, dopo essersi finalmente stanziati a Bergamo, riescono a vivere in tranquillità e far crescere i loro pargoli in modo tranquillo – ovviamente raccontando ai figli il sugo della storia da loro vissuta. 

Tuttavia, l’intento di Manzoni non era quella di un lieto fine all’interno del suo romanzo. Ciò è facilmente ravvisabile dalla struttura a stampa dell’edizione da noi ora letta a scuola, ovvero la Quarantana (nome generalmente affidato alla seconda edizione del 1840), dove, immediatamente dopo il “lieto fine” del romanzo, compariva il frontespizio della Storia della colonna infame, come appendice all’opera.


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LA SIMMETRIA DELL’ORCHIDEA-- LORENA QUARTA

Ricerco le simmetrie,

le assolute rispondenze,

come se l’ordine delle cose

regalasse un ordine interiore

che non arriva con l’esperienza.

Ammiro la sfrontatezza

di una splendida orchidea

e ne invidio la perfezione.

Ma lei un giorno sfiorirà,

mentre io continuerò

a essere imperfetta.

https://lesfleursdumal2016.wordpress.com/2025/01/16/la-simmetria-dellorchidea-di-lorena-quarta-eretica-edizioni-a-cura-di-patrizia-baglioni/?fbclid=IwY2xjawH4_NlleHRuA2FlbQIxMQABHVkdjz-1aVTCj2mo7mCTSDeg-WnF5rzL4OWCvU10pOmkcUIar0taBZfCmw_aem_2M3X0nSeJpAB7uZnOeUUiw

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Mai avrei immaginato di provare quel tipo di desiderio.… Forse non si trattò di un vero e proprio desiderio bensì di una chiamata. Fece breccia nella mia proverbiale propensione alla solitudine. Una voce si affacciò: la sua. Aveva le fattezze di una bambina. La battezzai Da, perché nel mio paese significa sì.” …aveva compreso che il cielo non era nient’altro che una specie di carta da parati, una membrana sulla quale si susseguivano il sole e la luna, le nuvole e le stelle. E dietro c’ero io: la Tigre. O piuttosto la Madre di tutte le tigri”.

Così dal grande abete siberiano in cui aveva la sua tana, la Tigre, che la bambina chiamerà Surava, viene catapultata su un banco di scuola e poi sul pavimento di un’aula scolastica, nella quale il 10 marzo del 1972 una bambina miope, con la coda di cavallo, ossessionata dall’origine delle cose, sta scrivendo di lei, della tigre, che lo scopre compiaciuta (“La cosa, lo ammetto, mi fece un certo piacere”)

Con questa modalità fiabesca, simbolica ed ironica insieme, prende avvio il romanzo d’esordio di Wanda Luban (Alter Ego Ed ) in ordine cronologico, stilista, giornalista e psicoterapeuta jungiana.

https://giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com/2024/12/22/gli-artigli-di-dio/

paragrafi della recensione citata

Tigre e sciamanesimo 

Realtà psicologica e storica

Dimensioni onirica e simbolica predominanti 

Sogni ed archetipi 

Lasciarsi andare per ritornare alle origini 
 

venerdì 3 gennaio 2025

buone pratiche per sopravvivere

La risposta al dominio della politica è ancora politica e si accredita come rottura del vincolo del dominio, magari anche attraverso la risorsa dell’ironia (David Bidussa)


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«Decenni di fede nella scolarizzazione hanno tramutato il sapere in una merce, un prodotto commerciabile di tipo speciale. Oggi lo si considera un bene di prima necessità e, contemporaneamente, la moneta più preziosa di una società. (La trasformazione del sapere in merce si rispecchia in una parallela trasformazione del linguaggio. Parole che un tempo avevano funzione di verbi stanno diventando sostantivi che indicano possesso. Sino a non molto tempo fa “abitare”, “imparare”, “guarire” designavano delle attività: oggi si riferiscono di solito a delle merci o a dei servizi da fornire...)»

Ivan Illich, Descolarizzare la società, 1972


https://www.facebook.com/scuola.libertaria/posts/pfbid02Lhw9wAy5gY2AsNWaYagZpt1tNojVmfWuVD5t3N78zv2RgwRT9Dm2iyUj1x4ofKp8l


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Accade a Brescia.

Un insegnante, 36 anni, professore all’Istituto Antonietti di Iseo, aveva appena trascorso una serata con un amico quando è stato accerchiato da un gruppo di ventenni fascisti, tra cui anche un ex alunno. Gli hanno chiesto cosa ne pensasse del fascismo e di Mussolini, facendo ben intendere le loro simpatie. 

Il professore, però, non si è fatto irretire. Ha controbattuto e risposto nel merito a quelle deliranti teorie, e i ragazzi, di tutta risposta, lo hanno prima insultato e poi preso a pugni in faccia, solo per aver espresso il proprio pensiero. Un pensiero antifascista. 

Il professore è finito in ospedale con dieci giorni di prognosi, riuscendo però a filmare la scena e a denunciare gli aggressori.

Solidarietà e vicinanza a questo professore con la schiena dritta e dal grande coraggio.

Ma il pensiero è al vuoto spaventoso che ci può essere nella mente di ragazzi di 20 anni che non sanno nulla degli orrori indicibili del fascismo, che diventano squadristi per emulazione, perché lo ascoltano in casa, in televisione, persino in Parlamento, protetti da un clima di nostalgia e impunità da brividi.

Diciamolo chiaramente e con forza.

Chi tace di fronte a questo abominio e non è in grado di definirsi nel 2024 antifascista è complice. Complice.

Lorenzo Tosa 

https://www.facebook.com/lorenzotosa.antigone/posts/pfbid02hXUFc558fdJADipno7gL3sMTiUMdGgYb4CLH2rCYAPSvGEixVsYXv75WwWd8sXZol



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Non fa più notizia. Per i media occidentali semplicemente non esiste. Intanto il genocidio contro il popolo palestinese prosegue. Ogni giorno.

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"Superstizioni, bigotterie, bacchettonismi e pregiudizi, sebbene siano larve, s’attaccano alla vita e hanno denti ed unghie uscenti dal loro fumo; bisogna incalzarli e far loro guerra, senza tregua; poiché è una fatalità dell’uomo essere condannato all’eterna battaglia dei fantasmi."

Victor Hugo, I Miserabili // Jean Valjean et Cosette - Jean Geoffroy


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Il Professore e avvocato Giovanni Caruso, difensore di Filippo Turetta, all’indomani della condanna all’ergastolo del suo assistito ha ricevuto presso il proprio studio legale una busta con tre proiettili. Il messaggio è chiaro, e con altrettanta chiarezza va respinta ogni forma d’intimidazione che prenda di mira l’esercizio di un diritto costituzionale come quello di difesa e chi, svolgendo il ruolo di difensore, lo incarna quotidianamente nelle aule di giustizia. 



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"Abbiamo tutti in mente l’immagine un po’ caricaturale di uno stato autocratico. C’è un cattivo al vertice, che controlla l’esercito e la polizia. L’esercito e la polizia minacciano il popolo con la violenza. Ci sono collaboratori malvagi, e magari qualche coraggioso dissidente.
Tuttavia, nel XXI secolo una simile rappresentazione ha scarsa attinenza con la realtà. Al giorno d’oggi, le autocrazie non sono governate da un solo cattivo, ma da raffinate reti che poggiano su strutture finanziarie cleptocratiche, su un complesso di servizi di sicurezza – militari, paramilitari e polizia – e su esperti di tecnologia che forniscono sorveglianza, propaganda e disinformazione. I membri di queste reti sono connessi non soltanto tra loro in una data autocrazia, ma anche a network presenti in altri paesi autocratici, e a volte nelle stesse democrazie. Aziende corrotte e controllate dallo stato in una dittatura fanno affari con aziende corrotte e controllate dallo stato in un’altra. La polizia di un paese può armare, equipaggiare e addestrare la polizia di molti altri. I propagandisti condividono risorse – fabbriche di troll e reti mediatiche che promuovono la propaganda di un dittatore possono essere usate anche per promuovere quella di un altro."
Anne Applebaum, Autocrazie, 2024