sabato 18 gennaio 2025

buone pratiche per sopravvivere : elogio del "simbolico", del "mito" e dell'affabulare"



Societas Hesperiana

in data 5 gennaio 2025 

COMPITALIA: ONORARE GLI ANTENATI


Si concludono oggi i tre giorni delle feste dei Compitalia, dedicate ai Lari Viali e Compitali, Antenati divinizzati posti a difesa degli incroci di campi e di strade, spiriti di chi ha abitato, coltivato, difeso ed amato le nostre terre prima di questa nostra esistenza fisica. A loro abbiamo portato i nostri doni e preghiere, perpetuando una tradizione immemoriale. 

I Lari si dimostrano benevoli con chi rispetta e onora la terra, battaglieri e feroci persecutori, invece, contro chi chi la disonora.

Ai Lari dei Crocicchi si offriva tutto l’anno, ed era spesso la gente umile di campagna, persino gli schiavi, a portare i suoi doni ai Lari e alle Lase, i buoni Antenati e le buone Antenate, secondo un rituale che andava oltre la tradizione romana e che si rispecchiava nelle pratiche delle altre popolazioni italiche e degli altri popoli d’Europa; anche i Germani, ad esempio, avevano cippi di confine dedicati agli Elfi e alle Disir, e proprio nei giorni successivi alle feste di Yule, analoghe ai nostri Saturnalia, vi portavano offerte. 

Durante le feste dei Compitalia, istituite da Servio Tullio, che si diceva figlio di un Lare egli stesso, e poi riformate da Augusto primo imperatore, si tributavano particolari doni ai Lari: si accendevano lumi agli incroci di strade e di campi, si portavano tazze di latte o di vino, si preparavano dolci di farro e miele e si ponevano sui cippi di confine teste d’aglio; queste erano dedicate a Mania, ninfa infera e madre dei Lari e dei Mani, i defunti, stessi, i due aspetti l’uno ctonio l’altro igneo dei Padri trapassati."


https://www.facebook.com/societas.hesperiana/posts/pfbid0E6Q3hL2mUGuBAizA14i1CsDJDRSwwsfQ8UUm6MZxKXTLez7J33nuDYu4sYpzbZpKl


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“Alcuni come il girasole”: la bellissima poesia di Kenneth White


Alcuni come il girasole

rivolgono il loro fiore al sole

alcuni fioriscono solo con l’oscurità

come il cereo

che attende la mezzanotte

o il convolvolo

che spiega

i suoi petali lunari

al tramonto del sole

forse la semplicità

dell’anemone di bosco

la sua serenità

il suo accesso diretto

all’energia del sole

e alla ricchezza della terra

avrebbero potuto evolvere

un cervello più pieno e più quieto

che l’urgenza dell’esistenza animale

dalla quale da sempre dipendiamo.


[Kenneth White]


Se ne è andato l’11 agosto 2023 il poeta scozzese Kenneth White. È morto nella sua casa di Trébeurden, in Bretagna, dove viveva da anni con la moglie Marie-Claude. Autore di una ricca opera, comprendente poesie, racconti e saggi, è stato il padre del concetto di “geopoetica”, termine coniato alla fine degli anni Ottanta, che si proponeva, attraverso la scrittura, di “ripristinare e arricchire il rapporto Uomo-Terra da tempo interrotto”.


https://www.festivaldellafiaba.eu/alcuni-come-il-girasole-la-bellissima-poesia-di-kenneth-white/


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INNO AL SOLE DI AKHENATON*

Magnifico risplendi tu. Sull’orizzonte del cielo, Tu sole vivente. Che determini la vita! Tu sorgi dall’orizzonte d’oriente. E colmi ogni terra della tua bellezza. Magnifico, grande e raggiante, alto sopra tutti i paesi della terra.

I tuoi raggi abbracciano le nazioni. Fino al termine di tutto quello che hai creato. Tu sei Ra quando raggiungi i loro confini. E li inclini per il tuo figlio amato. Sei lontano, ma i tuoi raggi sono sulla terra; sei nel suo volto, ma la tua via è inesplorabile.

Quando riposi oltre l’orizzonte occidentale, il mondo è immerso nelle tenebre, a somiglianza della morte. I dormienti sono nelle stanze. Con il capo velato e nessun occhio scorge l’altro.

Tutti gli averi che tengono sotto la testa vengono loro rubati. Non se ne accorgono. Ogni animale da preda è uscito dal proprio covile E tutti i serpenti mordono. L’oscurità è una tomba, la terra giace attonita, poiché il suo creatore è tramontato all’orizzonte.

Al mattino però eccoti di nuovo al di sopra dell’oriente E brilli come sole nel dì; scacci le tenebre e scocchi i tuoi raggi. Le Due Terre sono ogni giorno in festa, gli uomini sono desti e si levano in piedi, poiché tu li hai fatti alzare. Il loro corpo è pulito e hanno indossato abiti, le loro braccia si levano in preghiera al tuo sorgere la terra intera compie la sua opera.

Tutto il bestiame si pasce del proprio foraggio, alberi ed erbe verdeggiano. Gli uccelli hanno lasciato i nidi, i loro voli lodano il tuo Ka. Tutti gli animali selvatici stanno all’erta, tutto ciò che si agita e ondeggia nell’aria vive, poiché sei sorto per loro. Le grandi barche risalgono la corrente E poi la ridiscendono, ogni viaggio è aperto dal tuo sorgere. I pesci nell’acqua saltano dinnanzi al tuo apparire, i tuoi raggi penetrano nel fondo del mare.

Tu che fai germinare il seme nelle donne, Tu che procuri “il liquido” agli uomini. Tu che mantieni in vita il figlio nel corpo di sua madre. E lo acquieti così che le sue lacrime si asciughino - Tu, balia nel corpo della madre! - Tu che doni il respiro. Perché tutte le creature possano vivere. Quando il bimbo esce dal corpo della madre. E respira nel giorno della nascita, gli apri la bocca completamente e ti preoccupi di quel che a lui serve.


Al pulcino nell’uovo, Che già si fa sentire nel guscio - Tu concedi l’aria e lo fai vivere. Hai stabilito per lui il momento. Quando è tempo di rompere il guscio; ed esce allora dall’uovo per rispondere al termine fissato, cammina già sui suoi piedi, quando esce dall’uovo.

Quanto sono numerose le tue opere Che si nascondono allo sguardo, tu unico dio, del quale non esistono eguali! Hai creato la terra secondo il tuo desiderio, da solo, con uomini bestiame e ogni animale, con tutto quello che sta sulla terra, con tutto quello che si muove sui piedi con tutto quello che sta in alto e si muove con le ali.

I paesi stranieri di Siria e Nubia, e con essi la terra d’Egitto, hai collocato al posto dove si trovano e ti preoccupi dei loro bisogni, tutti hanno nutrimento e il termine della loro esistenza è stabilito. Le lingue sono diverse nei discorsi. E così pure i lineamenti; il colore della pelle è differente, poiché tu distingui i popoli.

Nel mondo sotterraneo crei il Nilo, e lo porti poi in superficie a tuo piacimento, per mantenere in vita gli uomini che tu hai creato. Sei il signore di tutti che per tutti si affatica, tu padrone di ogni terra che per te si schiude, tu sole del giorno, potente nell’alto! Tu mantieni in vita anche le terre più lontane, hai posto un Nilo anche nel cielo, perché possa giungere a loro, e infrangere onde sui monti, come il mare, e rendere umidi i loro campi con ciò di cui hanno bisogno.

Quando sorgi essi si risvegliano e rivivono per te. Crei le stagioni perché le tue creature si possano sviluppare. L’inverno, per dar loro frescura, il caldo dell’estate perché godano della tua presenza. Hai posto lontano il cielo per salire fino a lui. E osservare tutto quello che hai creato.

Sei unico quando sorgi, in tutte le tue forme di apparizione come Aton vivente, che brilla e risplende, lontano e vicino; tu crei milioni di esseri da te solo - Città, villaggi, e campi coltivati, ruscelli e fiumi. Tutti gli occhi si vedono di fronte a te, quando ti levi sulla terra come sole del giorno.

Quando tramonti, il tuo occhio non è più qui, quello che tu hai creato per loro, così non vedi te stesso come unico, ciò che hai creato - anche allora resti nel mio cuore e non c’è nessuno che ti conosce al di fuori di tuo figlio Neferkheprure Uanre al quale hai fatto conoscere il tuo essere e la tua forza.

Il mondo sorge al tuo cenno, come tu lo hai creato. Quando ascendi nel cielo essi vivono, quando tramonti, essi muoiono; sei il tempo stesso della vita, tutti vivono per te. Gli occhi posano sulla bellezza fino a quando non scompari, ogni opera viene tralasciata quando declini ad occidente. Colui che si leva rafforza ogni braccio per il re E ogni piede si affretta.

Da quando hai creato il mondo, lo fai sorgere Per tuo figlio che è nato dal tuo corpo, il re del duplice Egitto, Neferkheprure Uanre, Figlio di Ra, che trae vita da Maat, il signore del diadema, Akhenaton, grande nella sua esistenza, e la grande sua sposa e regina, che egli ama, la signora di entrambi i paesi, Nefertiti, che è piena di vita e giovane per tutta l’eternità.


https://ridotta.blogspot.com/2020/12/inno-al-sole-di-akhenaton-e-il-salmo-104.html

* faraone egizio della XVIII dinastia. Regnò per 17 anni[12] e morì probabilmente tra il 1336 a.C.[5] e il 1334/1333 a.C.[2]

È celebre per aver abbandonato il tradizionale politeismo egizio a favore di una nuova religione di stampo enoteistico, monolatrico[13] (che mantenne, cioè, la credenza in più divinità pur adorandone una sola[14]) o pseudo-monoteistico[N 2], introdotta da lui stesso e basata sul culto del solo dio Aton, il disco solare


https://www.associazionearcheosoficaroma.it/inno-al-sole/


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Giuliano Imperatore: inno al sole, nella ricorrenza del solstizio d'Inverno


Canto la gloria del risplendente Dio del Sole,

la bellissima progenie del possente Giove,

Colui che, attraverso la vivificante fonte solare,

nella sua mente creatrice nascose

la forma di una triade di splendidi Dei solari;

da cui le multiformi forme del mondo emersero

dalla mistica tenebra nella magnifica luce,

perfetta e ricolma di beni della sfera intellettiva.

Salve a te! Dio oltremondano della luce divina,

l’immagine più bella del bene sconosciuto:

poichè, come la luce procede dall’Uno,

il Dio degli Dei, il fiore senza paragone della bellezza,

gli Intelligibili, con occulti raggi divini,

illumina; così dai raggi di Apollo,

esultando glorioso grazie al potere dell’armonia,

il mondo della mente è colmato in esuberanza di luce che eleva,

il Sole visibile largamente diffonde attraverso il mondo dei sensi,

una luce che tutto genera, bella e divina.

A Te, come Apollo luminoso, appartiene l’unire

la moltitudine in unità,

e molte nature generare da una sola;

con vigore nella tua essenza riunire

i differenti livelli delle forme secondarie;

e attraverso una perfetta unica natura essenziale (natura/principio)

combinare tutte le varie essenze e i poteri della generazione.

Ti è proprio, tu esente dalla molteplicità, ispirare nelle forme subordinate

la verità profetica; poichè verità e pura semplicità sono un’unica cosa;

del preservare il potere incorrotto la tua essenza libera è la fonte.

Celebri mistici poeti dei tempi passati, in canti sacri,

ispirati da Te, come il Signore che scaglia la freccia

costantemente ti invocavano, come Colui dall’irresistibile dominio

poichè i tuoi raggi colmi di forza colpiscono come frecce,

e completamente, tutto ciò che il mondo privo di misura

contenga di oscuro o privo di ordine, Tu distruggi.

E infine la tua rivoluzione circolare è il segno del movimento

che armonizza in uno le varie nature di questo possente Tutto.

Dunque, la tua prima monade luminosa, oh Dio illustre,

enuncia la verità e la luce intellettuale;

quella luce che, nell’essenza degli Dei,

sussiste con raggi unficati e non conosciuti.

La seconda distrugge tutto ciò che è confuso;

e dalla tua terza l’universo è legato con perfetta simmetria e retto consenso,

attraverso splendide cause e un potere armonico.

Aggiungiamo che alla tua essenza, fra gli Dei mondani,

è assegnato un ordine sopra-mondano,

un non generato e supremo potere di comando

su tutte le categorie delle forme generate,

e nei sempre fluenti reami dei sensi

un’ intellettuale dignità di dominio.

Ti appartiene un doppio avanzamento-

uno in congiunzione con gli Dei mondani,

l’altro soprannaturale e sconosciuto:

poichè quando il Demiurgo creò il mondo

Egli fece nascere una luce nella sfera solare,

non simile allo splendore delle altre sfere celesti,

tratta dai più occulti recessi della sua natura,

un simbolo perfetto delle forme intellettuali,

apertamente annunciando, con il suo splendore,

in ogni angolo di questo incredibile Tutto,

la solitaria e arcana essenza

di tutti i sovrani Dei sopramondani.

Perciò infatti, quando i tuoi raggi adornarono il mondo,

gli Dei mondani furono rapiti dalla tua vista;

così attorno alla tua orbita, con zelo emulativo

e sinfonia divina, Essi desiderarono danzare,

e cogliere ogni abbondanza dalla tua fonte luminosa.

Attraverso il tuo calore manifesto tu spingi in alto

le nature corporee dalla pigra terra,

ispirando un vivido potere vegetativo;

attraverso una natura segreta e divina,

liberi dai basici legami della materia,

attraverso una natura inerente nei tuoi raggi che tutto generano

Tu porti all’unione con la tua forma meravigliosa

le anime esaltate che negli oscuri domini della materia

terribilmente lottano per rivedere le dimore luminose:

Tu colmo di bellezza, dai sette raggi, Dio sopramondano!

La cui mistica essenza segretamente emette le splendide fonti della luce celeste.

Poichè fra i sosvrani Dei sopramondani

un mondo solare e una luce assoluta esiste,

una luce che brilla come la fertile monade,

superiore ai tre mondi.

Sacri antichi Oracoli, così dissero, che la Tua orbita gloriosa

al di là della sfera delle stelle e nell’ultimo reame dell’etere ruota.

Ma nel tuo cammino, armoniosamente divino, la tua orbita

quattro volte attraversa questi mondi;

così rivelando (mostrando) dodici poteri di Dei luminosi,

attraverso dodici divisioni della zona obliqua.

Ancora colmo di forza creativa, ciascuna dividi in tre di differente livello.

Così, dalla quadruplice eleganza e grazia dei tempi e delle stagioni,

generate dal tuo percorso, l’umanità riceve un triplo beneficio,

il perenne dono delle Grazie che muovono in circolo.

Dio che tutto concedi, Tu che liberi l’anima

dalle oscure catene corporee della genesis,

assisti la tua stirpe, conducila sulle ali del pensiero,

al di là della stretta delle terribili (illusive) mani della Natura,

rapida nell’ascendere, per raggiungere il tuo mondo incantevole.

Il sottile abito della mia anima perfeziona,

eterea, salda e colma di luce divina,

il suo antico carro da Te assegnato;

nel quale avvolta, attraverso il cielo stellato,

spinta dall’impulso del folle desiderio,

ella precipitò fino a che, le sponde del Lete,

preda dell’oscurità, infelice, raggiunse,

e perse così ogni conoscenza del suo stato precedente.

Oh migliore degli Dei, daimon perfetto, dalla corona fiammante,

sicuro rifugio della mia anima nell’ora del dolore,

il porto paterno nelle dimore luminose,

ascoltami e libera la mia anima dalla punizione,

la punizione che è dovuta agli errori passati,

a causa dell’oscurità del Lete e del desiderio mortale.

Se per lunghi anni sarò condannato a rimanere in questi terribili domini

destinato all’esilio dal reame luminoso,

oh, concedimi presto i mezzi necessari

per raggiungere quel bene che la solitudine concede

alle anime che emergono dalle onde dolorose

del flutto impetuoso ed oscuro dell’illusoria materia.

Così che, ritirandomi dal gregge volgare

e dall’empio discorrere dell’era presente,

la mia anima possa trionfare sui mali della sua nascita;

spesso a Te congiunta in dolcissima unione

attraverso un’energia ineffabile, possa elevarsi

al di là delle più alte forme sopramondane

e nel luogo supremo contemplare,

emergente dalla profondità intelligibile,

la trascendente, solitaria bellezza del Sole.


Traduzione di Laura Mainardi


https://luigi-pellini.blogspot.com/2017/12/giuliano-imperatore-inno-al-sole-nella.html


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La religione degli Egizi nei “Testi per uscire al giorno” (1^ parte) – Piervittorio Formichetti





Oh Residenza di Unnut, io esisto come Falco in essa.

Io sono in essa come un grande tra i Glorificati.

Io sono tra le Infaticabili Stelle.

Il mio nome non sarà distrutto! […]

Io esisterò con voi, io vivrò con voi:

io sarò amato da voi più che i vostri dèi.


Libro per uscire al giorno [Libro dei Morti], Formula CXLI


https://www.paginefilosofali.it/la-religione-degli-egizi-nei-testi-per-uscire-al-giorno-1-parte-piervittorio-formichetti/


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La religione degli Egizi nei “Testi per uscire al giorno” (2^ parte) – Piervittorio Formichetti


capitolo XXXIX, intitolato Formula per respingere il serpente Refref nella Necropoli


Arretra!, Camminatore che viene respinto, proveniente da Apep [drago-serpente mitologico]! Sii sommerso nel lago del Nu, nel luogo stabilito da tuo padre per la tua distruzione. […] Arretra! Si distrugge il tuo veleno! Ra ti ha abbattuto e la tua testa è rovesciata dagli dèi […] mentre Maat ha ordinato la tua distruzione. […] O detestato da Ra, […] Non provenga alcuna cattiveria contro di me dalla tua bocca in ciò che tu fai a me!




https://www.paginefilosofali.it/la-religione-degli-egizi-nei-testi-per-uscire-al-giorno-2-parte-piervittorio-formichetti/


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Il tragico lieto fine dei Promessi sposi


Molti di noi avranno sicuramente letto I promessi sposi e certo ci ricorderemo del finale felice per i nostri protagonisti, dove, dopo essersi finalmente stanziati a Bergamo, riescono a vivere in tranquillità e far crescere i loro pargoli in modo tranquillo – ovviamente raccontando ai figli il sugo della storia da loro vissuta. 

Tuttavia, l’intento di Manzoni non era quella di un lieto fine all’interno del suo romanzo. Ciò è facilmente ravvisabile dalla struttura a stampa dell’edizione da noi ora letta a scuola, ovvero la Quarantana (nome generalmente affidato alla seconda edizione del 1840), dove, immediatamente dopo il “lieto fine” del romanzo, compariva il frontespizio della Storia della colonna infame, come appendice all’opera.


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LA SIMMETRIA DELL’ORCHIDEA-- LORENA QUARTA

Ricerco le simmetrie,

le assolute rispondenze,

come se l’ordine delle cose

regalasse un ordine interiore

che non arriva con l’esperienza.

Ammiro la sfrontatezza

di una splendida orchidea

e ne invidio la perfezione.

Ma lei un giorno sfiorirà,

mentre io continuerò

a essere imperfetta.

https://lesfleursdumal2016.wordpress.com/2025/01/16/la-simmetria-dellorchidea-di-lorena-quarta-eretica-edizioni-a-cura-di-patrizia-baglioni/?fbclid=IwY2xjawH4_NlleHRuA2FlbQIxMQABHVkdjz-1aVTCj2mo7mCTSDeg-WnF5rzL4OWCvU10pOmkcUIar0taBZfCmw_aem_2M3X0nSeJpAB7uZnOeUUiw

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Mai avrei immaginato di provare quel tipo di desiderio.… Forse non si trattò di un vero e proprio desiderio bensì di una chiamata. Fece breccia nella mia proverbiale propensione alla solitudine. Una voce si affacciò: la sua. Aveva le fattezze di una bambina. La battezzai Da, perché nel mio paese significa sì.” …aveva compreso che il cielo non era nient’altro che una specie di carta da parati, una membrana sulla quale si susseguivano il sole e la luna, le nuvole e le stelle. E dietro c’ero io: la Tigre. O piuttosto la Madre di tutte le tigri”.

Così dal grande abete siberiano in cui aveva la sua tana, la Tigre, che la bambina chiamerà Surava, viene catapultata su un banco di scuola e poi sul pavimento di un’aula scolastica, nella quale il 10 marzo del 1972 una bambina miope, con la coda di cavallo, ossessionata dall’origine delle cose, sta scrivendo di lei, della tigre, che lo scopre compiaciuta (“La cosa, lo ammetto, mi fece un certo piacere”)

Con questa modalità fiabesca, simbolica ed ironica insieme, prende avvio il romanzo d’esordio di Wanda Luban (Alter Ego Ed ) in ordine cronologico, stilista, giornalista e psicoterapeuta jungiana.

https://giulianocastigliego.nova100.ilsole24ore.com/2024/12/22/gli-artigli-di-dio/

paragrafi della recensione citata

Tigre e sciamanesimo 

Realtà psicologica e storica

Dimensioni onirica e simbolica predominanti 

Sogni ed archetipi 

Lasciarsi andare per ritornare alle origini 
 

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