sabato 8 gennaio 2022

Voglio essere .visionario..Franco Basaglia come possibile terapia ecclesiale- senza il “matto” della comunità non c’è comunità.




Abitare le contraddizioni: la lezione di Franco Basaglia


Per Basaglia lavorare al cambiamento sociale significa

 essenzialmente superare i rapporti di oppressione

e “vivere la contraddizione del rapporto con l’altro”,

accettare la contestazione, dare valenza positiva al conflitto,

alla crisi, alla sospensione del giudizio,

 all’indebolirsi dei ruoli e delle identità”


Maria Grazia Giannichedda


Noi stiamo viaggiando sulle ali della contraddizione e abbiamo da sorvolare delle cime tempestose. Dovremmo cercare le ali della libertà, provare davvero a tentare un viaggio per la ricerca della salute mentale come gusto di vivere sulle ali di essa. E la libertà è creatività e consapevolezza, è libertà della propria nudità che è libertà di vivere. Io che ho potuto godere della libertà d’espressione piena nell’evento della mia frammentazione non sono cronicamente paziente, perché in quella situazione ha potuto restare viva nella mia realtà la voglia di non pensare a stare “compensata”, ma a vivere e in me sinceramente c’è un fondo di felicità inattaccabile, fra le tante tempeste e dispersioni, che è dovuto alla scelta di vivere nella nudità, la mia salute mentale. Io che amo soprattutto essere un giullare, e non voglio diventare un professionista dei diritti di una parte o dell’altra, dico: senza il “matto” (e prendo questo termine ingenuamente e con autoironia) della comunità non c’è comunità.


Annalisa Landi a volte paziente, a volte contenta giullare della Psichiatria (ma prima di questo di se stessa)


Franca Basaglia, la moglie di Franco Basaglia, dice, "accettare il conflitto che ogni soggetto produce, senza difendersi dietro schemi interpretativi ormai dogmi, e che, accettando il rischio della libertà del malato diventa possibile reggere la sofferenza, accettarne ogni espressione, per spostare il conflitto ad un livello diverso. (Se il conflitto scompare, è sempre il più debole a soccombere). Restano sofferenza, disagi, inadeguatezze ma con un aspetto umano. Lei spiega, che nell'accettazione del altro e nel conflitto che ne deriva c'è sempre il rischio di una perdita di sé quando il ruolo non ti difende, non ti ripara. Ma è questa uscita del ruolo che consente di passare ad un livello più alto, più comprensibile, più divisibile per entrambi i poli. L'operazione di smantellamento di mura reali e metaforiche, di grate e rigide codificazioni, ha infatti richiesto il rispetto dei dritti della persona sana e malata, e un confronto della propria disciplina con questi diritti: il che alla sua volta esige la capacità di reggere il conflitto che questo incontro produce, senza cancellarlo."


..(quel) No che Basaglia ha saputo dire, una negazione che ha portato a una rivoluzione che ha liberato e abbattuto quei muri e chiuso quei luoghi di violenza e sopraffazione che erano i manicomi

Alessandro Metz

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