mercoledì 26 gennaio 2022

Attraverso Del Noce il come i cristiani, in pandemia, abbiamo perso l'occasione, svenduto il kairòs



(Aldo Rizza) "Dal punto di vista di Del Noce  non sarà più il marxismo a tenere il campo, bensì quella società opulenta (o irreligione occidentale) che è il punto terminale del processo, l’oltre il suicidio della rivoluzione. Nel commentare la  posizione delnociana, Alberto Mina osserva:"


“C’è una profonda coerenza tra idealismo e marxismo, tra razionalismo e nichilismo. […] Non si può optare per il razionalismo ed escludere gli esiti nichilistici in esso implicati; non per una ragione morale, ma per una necessità del pensiero. Il rifiuto della trascendenza, l’assolutizzazione della ragione inevitabilmente determinano nel tempo forme nuove di totalitarismo.

(Alberto Mina nella sua antologia delnociana: Augusto Del Noce, Verità e ragione nella storia, Rizzoli, Milano 2007)



“Il pieno successo dell’ateismo si ha non già nell’attuazione storica del marxismo,ma nella società opulenta, che porta all’estremo la disumanizzazione del rapporto di. alterità: il marxismo risolvendosi nel suo attuarsi storicamente, in un momento della costruzione di quella società tecnologica e opulenta, che ne accoglie tutte le negazioni rispetto al pensiero tradizionale, ma che insieme espunge da esso il momento messianico, e, a suo modo, religioso.”

(Augusto Del Noce -L’epoca della secolarizzazione, Giuffrè, Milano 1970.)



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Perchè in questa attuale pandemia noi cristiani siamo stati -per l'eterogenesi dei fini -i cappellani di ogni forma della società opulenta e lo siamo stati pretendendo di essere cristiani e forse essendolo veramente ?



Insomma abbiamo vissuto e viviamo lo stesso destino del marxismo. C'è stato tolto il momento messianico ed apocalittico e quindi religioso ed orante per diventare "militanti" di questo o di quell'altro marciapiede e quindi mondanizzando l'annuncio. E la mondanizzazione è la scimmia e per di più sotto stupefacenti della vocazione battesimale  per la quale 



"Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore"

(Concilio Vaticano II OSTITUZIONE PASTORALE  SULLA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO  GAUDIUM ET SPES-1,1)

Abbiamo tentato e cercato ed ancora tentiamo e cerchiamo  di "cavalcare la tigre", di essere presenti e protagonisti del dibattito e della questione in quanto e perchè cristiani ,in quanto e perchè chiese.La società opulenta sta anche nell'opulenza del protagonismo, qualsivoglia modalità esso assuma o abbia assunto o assumerà. E abbiamo svenduto la vocazione messianica. Abbiamo preferito ancora una volta l'accademia alla profezia. Siamo e restiamo il cristianesimo realizzato al pari del marxismo realizzato.

Una tristezza.

Occorreva aver coraggio ed è ormai troppo tardi.. Occorreva chiudere le chiese senza accettare o proporre linee. guida, senza poi vivere al proprio interno conflitti ormai insanabili tra "militanti" nemici e non più fratelli e non più sorelle..

Troppo tardi: perfino all'interno delle nostre chiese locali sarebbe una blasfemia spezzare il pane e bere il vino del Signore tra persone che ,in pandemia e per la pandemia, si odiano e non smetteranno di odiarsi neppure a pandemia conclusa



Occorreva sparire ..rintanarsi nelle case e non più nelle chiese come una farmacia dove insieme pregare Dio ed imprecare contro Dio e poi uscire dalla tana delle case per stare laicalmente e senza distintivo tra i volontari della condivisione e della compassione. Occorreva esserci senza esserci.Occorreva chiudere le chiese..

Occorreva avere il coraggio di dire a Dio..Se celebriamo i santi misteri  ci imprigioniamo qui ed ora nella logica del conflitto interno, dell'inimicizia , del nichilismo e mangeremmo e berremmo la nostra condanna.

Del Noce ieri accusava ma con tenerezza i marxisti, oggi accusa noi ma Del Noce è cristiano e quindi ci accusa senza tenerezza alcuna.

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