Catherine Deneuve
fotografata da Jack Garofalo sul set del film "La Chamade" nel
giugno 1968 a Saint Tropez
un posto per rilassarsi
essere un giovane stupido e povero e brutto
non fa apparire le pareti granché belle.
così tante sere, passate a esaminare le pareti senza niente da
bere
niente da fumare
niente da mangiare
(ci scolavamo la mia paga in un attimo).
lei sapeva sempre quando andarsene.
lei mi ha fatto da college -
poi è stata la mia università e il mio dottorato,
e tornava sempre,
lei voleva un posto dove rilassarsi
un posto dove appendere i vestiti.
ripeteva che ero davvero divertente,
che la facevo ridere
ma io non volevo essere
divertente.
eveva belle gambe ed era intelligente ma non gliene fregava
niente,
e tutta la mia furia e tutto il mio umorismo e tutta la mia pazzia
non erano altro che un passatempo: recitavo per lei
come una marionetta in una specie di inferno personale.
qualche volta quando se ne andava mi rimanevano un po' di vino
scadente e di sigarette
per ascoltare la radio e fissare le
pareti e ubriacarmi abbastanza per staccarmela
dal cuore.
ma lei tornava sempre per mettermi alla porta di nuovo.
mi ricordo soprattutto di lei.
altre donne migliori mi hanno fatto sentire male
come quelle sere
quando facevo le due miglia a piedi per tornare a casa dal lavoro
girando nel vicolo
guardando su verso la finestra
e vedendo le veneziane buie.
mi ha insegnato l'agonia del dannato e dell'inutile.
uno vuole bel tempo, tanta fortuna, bei sogni.
per me era una fortuna flebile in un percorso lungo,
faceva freddo e il brocco non ha tagliato il traguardo.
l'ho sepolta cinque anni dopo averla conosciuta,
vedendola di rado negli ultimi tre.
erano solo in quattro sulla sua tomba:
il prete
la padrona di casa
suo figlio e io.
non importava:
tutte quelle camminate lungo il vicolo
sperando di vedere una luce dietro le veneziane.
quelle dozzine di uomini che se l'erano scopata
non c'erano
e uno degli uomini che l'aveva amata
c'era:<<il mio magazziniere pazzerello del negozio
all'ingrosso>>, come mi chiamava lei.
Da:Sull'amore
Charles Bukowski
C’è un orecchio all’ascolto, quando serve?
Per scoprirlo, sigillate le labbra con un dito.
Fatevi inadatti al contemporaneo.
Fuori sincrono.
Perché siamo tutti la polifonia delle voci che ci mancano.
Un unico coro frammentato tra ugole afone.
Urliamo quindi un silenzio assordante
e ricominciamo a parlare.
Tramandati a lungo per via orale dai bardi, prima di essere messi su carta, i "Mabinogion" sono una scrittura ispirata, in cui si fondono incredibili storie di dèi e di uomini, gesta eroiche e viaggi in terre lontane e misteriose. Tutti i racconti hanno un grande valore storico-letterario, e permettono, al di là dei miti narrati, di scoprire simboli e insegnamenti utili anche al Cercatore spirituale odierno. Derivati da testi ritrovati in manoscritti di epoca medievale, il White Book of Rhyderch e il Red Book of Hergest, furono curati e tradotti tra il XVIII e il XIX secolo da William Pughe e Lady Charlotte Guest
https://www.facebook.com/axismundirivista/videos/263318536269881
...possiamo piuttosto imparare un modo anche spirituale di concepire la natura, che porti a un maggior rispetto e al tempo stesso a un senso di responsabilità da parte nostra. Non più l’uomo come padrone del mondo; né una arroganza celata dietro la protezione, che è pur sempre un ruolo esterno, da guardiano supponente. Né padroneggiare, né servire con finta umiltà: possiamo invece trovare un modo per integrarci e collaborare al mondo vivente, a cui non siamo certo estranei."(Francesco Boer)
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