domenica 15 gennaio 2023

Coltivare l'ironia per buone pratiche di resistenza-Martin Heidegger, "Che cosa significa pinzare?", Adelchi 2006 -


Dopo aver riflettuto sull'esserci, sulla temporalità dell'essere, sull'essere per la morte, sull'oblio dell'essere, sulla pastorizia dell'essere, sui sentieri, sulle radure e su quanto gli stavano sulle balle gli ebrei, Heidegger si accorse che nella sua sterminata produzione filosofica aveva trascurato di approfondire una questione. Lo capì in un bel giorno d'autunno del 1968, quando si accingeva a pinzare dei fogli che doveva portare al suo commercialista per il 730. In un gesto apparentemente banale si celavano in realtà problemi abissali: che cosa significava davvero pinzare? Unire ciò che in origine era separato, ridurre il molteplice all'uno. Era un atto reversibile? E se poi il commercialista avesse voluto staccare un foglio? Era possibile inventarsi un'etimologia a cazzo, tipo farlo derivare da "pin" e "zar"? E come funzionava la pinzatrice? Era giusto accettare acriticamente il dominio della tecnica? Non è che uno inizia con queste cose innocenti, e piano piano senza rendersene conto si ritrova intrappolato nel pensiero oggettivante? E se fossero finiti i punti, che cosa avrebbe fatto? Da questa serie di interrogativi nacque il presente saggio, che molti considerano il suo capolavoro definitivo; anche se alla fine si dimenticò di presentare la dichiarazione dei redditi e gli toccò pagare gli interessi di mora.

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